Il convegno sulla destra per la Terza Repubblica, polemiche tra gli ex An
Tutto pronto per l’appuntamento di sabato al Residence di Ripetta per discutere di “Una Destra per la Terza Repubblica”, incontro che sulle doppie coordinate dell’identità e delle prospettive future si pone l’obbiettivo di riannodare i “fili” di una destra diffusa in tanti rivoli, in tante anime, ma “orfana” di una casa-madre che le rappresenti tutte in un momento cruciale della politica italiana. Un convegno che è stato accompagnato da polemiche, interne alla fondazione An, tra chi ritiene sia opportuno finanziare solo iniziative che hanno a che fare con la memoria storica della destra e chi invece giudica naturale sponsorizzare eventi legati all’attualità del dibattito sul futuro della destra italiana. Sarà un tavolo nutrito, dove le varie componenti che hanno fatto parte di Alleanza Nazionale si confronteranno per rilanciare la destra politica in Italia, discutendo delle possibili sintesi per dare risposte a chi non vuole morire “renziano”. Vari gli interlocutori che in questi giorni ci hanno illustrato lo stato d’animo con cui si recano a questo appuntamento, da Isabella Rauti a Roberto Menia a Francesco Storace.
Poli Bortone: la Destra può ripartire ma deve sbrigarsi
Molto atteso l’intervento di Adriana Poli Bortone, presidente di “Io Sud”, che al cammino verso una riaggregazione ha sempre creduto: «Il mio stato d’animo è quello di sempre: ho sempre tentato di lavorare per una riunificazione sotto le insegne di Alleanza Nazionale: non ho cambiato idea», ci dice affermando che riaffermerà questa tesi nel suo intervento. «Io penso che An possa avere una vitata tutta sua, rinnovando il rapporto con le destre europee. Io riaprtirei da qui, senza quei protagonismi che ci hanno affossato». Ma il tempo non è galantuomo, sostiene la Poli Bortone. «Se non ci affrettiamo in questo processo di riunificazione, perderemo», dice in modo molto diretto. Nel suo intervento punterà sui punti di coesione dai quali costruire, ossia «dai valori fondanti, che oggi sono molto attuali e che bisogna riaffermare senza vergognarsi. Vorrei vivere in una società ordinata – spiega – dove la famiglia tradizionale sia tutelata e dove siano ben chiari gli obbiettivi della scuola: valori che oggi sono messi in discussione dalle ricette improbabili di Renzi su una scuola del tutto improvvisata». Bene i valori, poi? «Poi occorre sbrigarsi -insiste- perché abbiamo fatto troppi incontri e pochi fatti. A tal proposito dal palco chiederò chiarimenti dal punto di vista organizzativo a Giorgia Meloni e a Fratelli d’Italia – del cui consiglio di presidenza faccio parte – sulle modalità del proseguimento di questa storia comune».
Viespoli: Destra, una storia che non può finire
Molto atteso Pasquale Viespoli, presidente di “Mezzogiorno Nazionale”, che sabato intende partire da un nodo centrale, strutturale per ogni ripartenza: le idee. «C’è l’esigenza di riorganizzare il pensiero della Destra, da declinare sul piano culturale e istituzionale insieme. Ritengo che solo le idee ci possano far superare le contrapposizioni e le accuse reciproche». Il suo intervento verterà sul rilancio delle idee e del radicamento territoriale, «nella consapevolezza che noi tutti abbiamo delle responsabilità per continuare a raccontare una storia che non può finire. Ci vuole uno scatto d’orgoglio comunitario – dice – perché questa grande storia non può finire così». Manca, per esempio, la voce della Destra nel processo riformista che si sta avviando, sostiene Viespoli, che promuoverà «la necessità di avviare una riflessione su una grande fase costituente che vada oltre le banalizzazioni renziste». Di questa esigenza Viespoli vuole farsi interprete nel corso del dibattito, sostenendo «che non basta più dire “siamo presidenzialisti”, ma occorre far sentire questa come un’esigenza del sistema Paese». Si dice molto «fiducioso» che possa nascere qualcosa di positivo da questo incontro molto esteso a tutta la destra “diffusa”e lancia la sua proposta: «Sono convinto che la Destra abbia una grande possibilità di repupero, se collegata al recupero di centralità della questione del Sud nell’agenda politica».