Costrette a riti sessuali in una casa famiglia: scandalo nel Bresciano

2 Mar 2015 16:25 - di Redazione

Giovanissime ragazze ospiti di una casa famiglia a Berzo Demo, in Vallecamonica, nel Bresciano, erano sottoposte ad una sorta di rito di iniziazione a sfondo sessuale per far parte della struttura. Lo scrive l’edizione locale de Il Giorno. La Procura di Brescia, che ha indagato sugli episodi, ha rinviato a giudizio i due figli del titolare della casa famiglia. A denunciare il primo caso di abusi raccontando quella sorta di iniziazione sarebbe stata una bambina di 11 anni. Il processo per le due persone rinviate a giudizio inizierà domani a Brescia. Le vittime erano tutte giovanissime. Ragazzine minorenni tra gli 11 e i 17 anni. Ospiti di una comunità famiglia di Berzo Inferiore, in Vallecamonica, nel Bresciano. Sarebbero tutte state sottoposte ad una sorte di rito di iniziazione a sfondo sessuale per poter accedere alla struttura, gestita da una famiglia bresciana. Nei guai sono finiti due ragazzi, figli del titolare della casa famiglia, che devono rispondere di violenza sessuale. Giovani tra i 25 e i 30 anni. Domattina entrambi compariranno davanti alla prima sezione penale del tribunale di Brescia dopo il rinvio a giudizio disposto per loro dal Gup del tribunale di Brescia Maria Chiara Minazzato. I fatti contestati vanno dal 2006 al 2013, periodo in cui la comunità famiglia della Vallecamonica ospitava solamente ragazze. Oggi invece – per la struttura non sono mai scattati provvedimenti – gli ospiti sono maschi e femmine.

Casa famiglia o lager?

Si tratta di ragazzi tolti alle famiglie d’origine e inseriti in un progetto di riabilitazione sociale. Sono almeno otto le ragazzine che hanno raccontato agli inquirenti di essere state costrette al rito di iniziazione. Secondo il loro racconto venivano portate in una cantina e costrette ad atti sessuali. Le ragazzine, nel periodo di permanenza nella casa famiglia, si sarebbero confidate tra loro, ma non avrebbero mai avuto il coraggio di denunciare quanto era accaduto. Chi delle giovani avrebbe provato a raccontare del rito di iniziazione non sarebbe stata creduta. Almeno quattro le parti civili che si sono costituite nel processo che inizierà domani. A far scattare l’indagine era stata la confidenza di una delle vittime che, scrivendo una lettera alla madre residente lontano da Brescia, aveva raccontato di quanto sarebbe stata obbligata a fare. Determinanti poi le ricostruzioni dei fatti da parte di alcune presunte vittime che nel frattempo, raggiunta la maggiore età, hanno lasciato la comunità famiglia e si sono trovate in condizioni di poter raccontare al meglio senza il timore di essere punite. Alcune delle presunte vittime sarebbero invece ancora ospiti della struttura.

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