Dall’Isis ai due governi: ecco la mappa di chi si contende la Libia
Uno Stato politicamente spaccato in due e attraversato da milizie armate e jihadisti, che con l’Isis vogliono estendere la propria area di influenza da est a ovest. È la Libia dei due governi e delle molte tensioni, anche per l’Occidente. Di seguito, una mappatura dei protagonisti in campo e del modo in cui sono radicati nel Paese.
1) L’avanzata dell’Isis in Libia
È stata Derna, ex provincia dell’Italia coloniale sulla costa orientale del Paese, la prima città libica a giurare fedeltà allo Stato islamico e al “califfo” Abu Bakr al Baghdadi, lo scorso autunno. Inizialmente circoscritti a Derna, con poche centinaia di uomini tra cui iracheni e yemeniti e campi di addestramento sulle Montagne verdi della Cirenaica, i jihadisti dell’Isis si sono poi spostati a Tripoli, dove il 27 gennaio hanno compiuto un sanguinoso attacco all’hotel Corinthia. A febbraio, gli uomini di Baghdadi sono entrati a Sirte, prendendo anche il controllo di campi petroliferi, e in altre localita’ dell’ovest del Paese.
2) Il ruolo di Ansar Al Sharia
Nati dalle ceneri della rivolta del 2011 di ispirazione qaedista, i “Partigiani della Sharia”, oggi alleati dell’Isis, controllano le città di Bengasi e di Sirte. Sono ritenuti responsabili dell’attacco al consolato Usa a Bengasi dell’11 settembre 2012, in cui morirono l’ambasciatore americano Chris Stevens e altri tre statunitensi. Il gruppo è inserito nella lista nera di Usa e Onu delle organizzazioni terroristiche.
3) Forze regolari e governo legittimo
In Cirenaica, a Tobruk e Baida, si sono autoesiliati in agosto, per motivi di sicurezza, il governo transitorio di Abdullah al Thani, espressione della Camera dei rappresentanti, e il Parlamento eletto il 25 giugno scorso, entrambi riconosciuti come legittimi dalla comunità internazionale. Il governo al Thani è sostenuto dalle forze regolari libiche, nelle cui file è stato “riassorbito” l’ex generale Khalifa Haftar, ora a capo dell’esercito, che da mesi guida l’operazione militare “Dignità” contro Ansar al Sharia a Bengasi e l’Isis a Derna, e l’operazione contro le milizie filo-islamiche della coalizione Fajr Libya (Alba della Libia) a Tripoli. A fianco delle istituzioni di Tobruk si sono schierati l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti, entrambi indicati come responsabili di raid aerei sulle milizie di Tripoli sin dall’estate del 2014.
4) Fajr Libya e governo “parallelo”
Dopo la battaglia di agosto contro i rivali di Zintan (oggi fedeli a Tobruk) per il controllo dell’aeroporto internazionale di Tripoli, Fajr Libya (principalmente composta dagli ex ribelli di Misurata) ha imposto nella Capitale un governo parallelo, denominato «di salvezza nazionale» e guidato da Omar al Hassi, esponente dei Fratelli musulmani, appoggiato dalla Turchia. Le milizie hanno riportato in vita anche il Congresso nazionale libico, l’ex parlamento il cui mandato è scaduto da tempo. Il 6 novembre scorso una contestata sentenza della Corte Suprema ha definito «illegittimo» il parlamento di Tobruk e il suo governo. Il Qatar è stato accusato di fornire armi e approvvigionamenti alle milizie filo-islamiche e di condurre una «guerra per procura» contro gli Emirati. Ora, però, Tobruk, ha lanciato la propria offensiva per riconquistare la Capitale.