Fabbisogno statale: a febbraio cala a 7,2 miliardi

2 Mar 2015 20:29 - di Redazione

Il Ministero dell’Economia ha comunicato che «nel mese di febbraio 2015 si è realizzato un fabbisogno del settore statale pari, in via provvisoria, a circa 7.200 milioni, rispetto ad un fabbisogno di 12.770 milioni dello stesso mese febbraio 2014. Nei primi due mesi dell’anno in corso il fabbisogno del settore statale si attesta a circa 3.800 milioni, con una riduzione di circa 9.500 milioni rispetto al dato registrato nel primo bimestre 2014». Secondo il Mef, «il risultato del mese di febbraio 2015 è ascrivibile a un miglioramento degli incassi fiscali rispetto al febbraio 2014, quando la prima rata del versamento dei premi assicurativi Inail era slittata al mese di maggio». «Nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente – prosegue la nota del Mef – si segnalano, inoltre, minori pagamenti per interessi sul debito pubblico e il riversamento su conti di Tesoreria delle disponibilità liquide detenute dalle Camere di Commercio ai sensi della Legge di Stabilità 2015».

Fabbisogno e 80 euro: i numeri del Mef

Nel 2014 la pressione fiscale effettiva è stata al 43,1% del Pil, in calo rispetto al 43,4% del 2013 e al 43,5% del 2012. Lo calcola il Mef, utilizzando per il bonus da 80 euro un diverso metodo rispetto all’Istat. L’Istituto, che ha misurato invece una pressione del 43,5%, non classifica infatti l’intervento come riduzione del peso fiscale ma come spesa sociale. L’Istat, sottolinea il Tesoro, ha pubblicato oggi le stime definitive su alcune grandezze della finanza pubblica per l’anno 2014 «secondo i principi e i metodi di contabilità nazionale a livello europeo». Tra queste, la pressione fiscale, stimata al 43,5%, lo stesso livello del 2012, mentre nel 2013 era stata leggermente inferiore (43,4%). Per il Mef, è però «opportuno ricordare a questo proposito» che con il decreto legge 66 del 2014 (quello appunto sugli 80 euro) il Governo ha deciso, a decorrere dal mese di maggio 2014, di alleggerire la pressione fiscale, in particolare riducendo il cosiddetto cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta percepita dal lavoratore.

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