Follie scolastiche, quello strambo “gioco del rispetto” senza rispetto
Sono mamma, insegnante e pedagogista e devo dire che , prima di scrivere questo articolo ho aspettato di potere consultare direttamente non solo le linee guida del “Gioco del rispetto”, presentato in molte scuole materne di Trieste, ma soprattutto i contenuti didattici di questa attività; perché mi sembrava impossibile che qualcuno avesse potuto pensare di proporre a dei bambini, in età di formazione della propria identità, una simile assurdità. Invece è proprio così.
Dal gioco del rispetto alla follia scolastica
Con la scusa della sensibilizzazione precoce rispetto agli stereotipi di genere, si parla di promozione, con bimbi di cinque anni, di pensiero critico “Insinuando il dubbio sulle loro certezze” in riferimento ai ruoli maschili e femminili, prendendo ad esempio le attività svolte dai genitori e analizzandole insieme ai piccoli.
Nelle linee guida del Progetto i promotori dicono testualmente: ”Le e gli insegnanti della scuola dell’infanzia hanno la possibilità di lavorare con i bambini e le bambine che vivono una fase evolutiva in cui la personalità e l’identità di genere si stanno strutturando e formando” e più avanti “ Mai come nell’età compresa tra i tre e i sei anni le persone avranno una tale capacità e velocità di apprendimento; mai saranno più ricettive e attente agli stimoli offerti. E’ evidente quanto sia cruciale trasmettere ai più piccoli/e la possibilità di fantasticare e immaginare per se’ ruoli più ampi, al di là degli stereotipi e in una cultura del rispetto tra i generi.”
A parte l’accento forzato per iscritto sul genere maschile/femminile( le/ gli insegnanti, piccoli/piccole), sulla base di questi principi sono state formulate le schede didattiche che illustrano, in concreto, i giochi da proporre ai piccoli, volti, dico io, ad un indottrinamento neanche poi tanto velato.
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