Generali, archiviata inchiesta penale su ex vertici colosso assicurativo
L’inchiesta penale per ostacolo all’attività di vigilanza contro l’ex a.d. Generali Giovanni Perissinotto e l’ex direttore finanziario Raffaele Agrusti è stata archiviata dal Gip di Trieste, su proposta dei pm Federico Frezza e Matteo Tripani. La notizia emerge all’indomani della decisione del giudice del lavoro del capoluogo giuliano, Annalisa Multari, di rigettare l’azione civile delle Generali, intenzionata a non versare ad Agrusti la buonuscita di 6,1 milioni pattuita nel luglio del 2013.
inchiesta penale
“Sono contento per tutti i colleghi. Questa azione legale doveva essere la tomba delle vecchie Generali e non lo è stato”, ha detto Agrusti. “L’aspetto più importante era smontare un ignobile castello di accuse false che è sembrato uno strumento per attaccare la vecchia gestione delle Generali”. “Ho sopportato per un anno e mezzo queste accuse, per uno che è sempre stato onesto in vita sua” è stato molto difficile, “da ragazzo mio padre ai professori non chiedeva come andassi a scuola, chiedeva come mi comportavo”. Oltre alla buonuscita, con interessi, il giudice ha previsto che Generali gli versi anche i bonus dell’ultimo periodo, 450 mila euro, oltre a un ulteriore importo da far determinare a perito. La svolta più significativa in Generali riguarda però l’inchiesta penale, e in particolare il filone principale su varie indagini che in questi anni sono state esplorate dagli inquirenti (per le altre si è persa traccia, ma si ritiene probabile la prescrizione): l’archiviazione restituisce infatti ai due ex vertici – nero su bianco – la possibilità di rivendicare di aver sempre operato correttamente alla guida della società.
Gli ex vertici
Le indagini erano state disposte per presunto ostacolo all’attività di vigilanza quanto a un finanziamento ibrido emesso dalla compagnia assicurativa per 500 milioni di euro nel 2008. L’emissione, sottoscritta da Mediobanca, era stata autorizzata dall’Isvap (oggi Ivass). Nelle comunicazioni all’autorità non si faceva però riferimento a un’opzione di riacquisto che Generali si era assicurata dopo due anni dall’emissione se la banca avesse aumentato come sua facoltà il tasso di interesse. Nella sentenza emerge chiaramente l’assenza di un contributo penalmente rilevante attribuibile a Perissinotto e Agrusti, pur se vengono evidenziate le “carenze dell’asssetto organizzativo societario dell’epoca”.