Grandi opere, Ncd sotto tiro: mozioni di sfiducia contro Lupi e Alfano
Sel e M5s contro Maurizio Lupi. La Lega contro Angelino Alfano. Dopo l’esplosione della tangentopoli sulle Grandi opere, alla Camera si prospettano a due mozioni di sfiducia nei confronti dei due membri del governo del Ncd.
La mozione di sfiducia di Sel e M5s
In mattinata, dopo che Lupi aveva chiarito di non avere alcuna intenzione di fare un passo indietro, Sel aveva rivolto un appello a tutte le opposizioni e a parti del Pd perché si facessero co-promotori della mozione di sfiducia comune, ma gli unici a rispondere sono stati i deputati del Movimento 5 stelle. Nel testo, che è già stato depositato ed è basato su quanto uscito sui giornali a proposito dell’inchiesta “Sistema”, si legge che «a prescindere da eventuali responsabilità penali che, ove rilevate, saranno perseguite nelle sedi opportune, i fatti indicati minano in maniera evidente la credibilità del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti».
La Lega chiede la testa di Alfano
La Lega, invece, ha deciso di presentare una mozione di sfiducia contro Alfano perché, ha spiegato il capogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga, «ci sono responsabilità politiche del governo». «Non facciamo favori a Renzi e ad Alfano, andando a colpire solo Lupi. Prima vogliamo ascoltare il ministro e poi decideremo. Intanto presenteremo una mozione di sfiducia nei confronti del leader di Ncd Alfano», ha chiarito ancora Fedriga, mentre a Palazzo Madama i senatori leghisti hanno chiesto e ottenuto, con un voto unanime della conferenza dei capigruppo, che Lupi vada a riferire in aula.
La minoranza Pd chiama in causa Renzi
E una forte richiesta di chiarimento è arrivata anche da parte della minoranza Pd, che ha chiamato direttamente in causa il premier. Dopo l’attacco di Pippo Civati, che ha ricordato come «Matteo Renzi individuò nelle ragioni di opportunità politiche e istituzionali le motivazioni delle dimissioni di una ministra del governo Letta (Annamaria Cancellieri per il caso Ligresti, ndr)», è stato il presidente del partito, Matteo Orfini, a sottolineare che «è evidente che Lupi debba chiarire alcuni aspetti». «Sono certo che sarà disponibile a farlo, soprattutto nel rapporto con il premier. Ci sono cose che destano inquietudine e preoccupazione», ha detto Orfini, mentre anche Pier Luigi Bersani, invitando a «riflettere e fare chiarezza», ha scaricato sulle spalle del premier tutta la responsabilità politica della decisione: sulle dimissioni, ha detto, «decideranno Lupi e Renzi. Io non ho elementi per valutare».