I migranti vogliono cucinare in camera. E chi si oppone “mafioso è”

21 Mar 2015 14:02 - di Niccolo Silvestri

Il caso è emerso prepotentemente sui media locale solo perché Michele Sarno, avvocato e presidente della Camera penale di Salerno, ha dovuto organizzare una conferenza stampa per rompere il muro di indifferenza eretto rispetto ad una vicenda che ha del clamoroso e che ancora una volta segnala la massa d’interessi che si muove intorno ai migranti ed ai progetti di accoglienza dei richiedenti asilo. La vicenda ha per sfondo Capaccio, in provincia di Salerno, a due passi dai templi greci di Paestum. Qui, a pochi metri dal mare insiste l’albergo di Alessandro Forlenza. Forlenza è il rappresentante di Engel Italia srl, soggetto gestore del Centro Sprar di Capaccio, un progetto, istituito dal Viminale e affidato all‘Anci, che fissa le modalità di accoglienza a favore dei migranti richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale.

Paestum: a difendere la pretesa dei migranti l’on. Khalid Choauki (Pd)

Nel mese di ottobre del 2014 arrivano 46 migranti. Tipi tutt’altro che facili, visto che cominciano subito ad accampare pretese a dir poco singolari, come quella di dormire da soli in camera oppure cucinare in camera. Pretese ritenute (giustamente) irricevibili dal gestore. La regola prevede due per camera e cibi islamici preparati nella cucina dell’albergo. Il suo diniego, però, è destinato a non restare senza conseguenze. Passano appena due mesi, esattamente il 17 dicembre, e se ne vedono gli effetti. È il primo pomeriggio quando Forlenza si accorge che l’arenile è affollato come mai potrebbe capitare in pieno inverno. Sono i suoi ospiti. Li sente discutere animatamente, se ne preoccupa e li raggiunge. Non sono soli. Con loro ci sono anche tre sconosciuti. Uno di questi, però, proprio sconosciuto non è dal momento che si tratta di un deputato, per l’esattezza dell’on. Khalid Chaouki, del Pd. Una presenza, soprattutto, non casuale. Forlenza lo intuisce e, prevedendo rogne, lo invita a visitare la struttura, ricevendone in cambio una confusa promessa a farlo entro poche ore che all’orecchio dell’albergatore suona peggio di uno scortese rifiuto. Passano infatti solo poche ore e al posto dell’onorevole Chaouki arriva la Digos con tanto di mandato di perquisizione dell’albergo. Perquisizione inutile.

Revocato il progetto all’albergatore che si era opposto

Ma è solo l’inizio. Il giorno dopo è Repubblica a dare fiato alle trombe con un articolo ricavato dai colloqui con i migranti registrati dallo stesso Khalid. Un vero delirio: nel loro racconto Forlenza diventa un mafioso che gira armato e che spara in aria per spaventarli. Scatta una nuova perquisizione, questa volta dei carabinieri, ma l’esito è sempre lo stesso. Passano ventiquattr’ore – è il 19 – e arrivano i Nas, ma anche gli agenti dell’antisofisticazione non possono che verificare le buone condizioni in cui è tenuto l’albergo e l’ottimo stato di conservazione degli alimenti. Ma non è finita: il giorno dopo è la volta dell’ispezione (anche questa inutile) dei vigili urbani di Capaccio. Finalmente un paio di giorni di tregua prima del 23, antivigilia di Natale, quando si fa viva anche la Cgil , il cui responsabile di zona, tale Botte, in poche ore chiede ed ottiene dal sindaco l’ordinanza per trasferire i migranti presso un altro centro. Esattamente un mese dopo, il comune di Capaccio delibera la rinuncia al progetto Sprar. In tutto questo, Forlenza non è stato mai sentito dall’autorità giudiziaria. In compenso, ha visto andare in fumo i suoi investimenti mentre le 14 persone assunte per collaborare al buon esito del progetto sono state licenziate. Così va l’Italia, al tempo della solidarietà un tanto al chilo targata Pd.

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