I quotidiani del 28 marzo visti da destra: dieci articoli da non perdere

28 Mar 2015 10:45 - di Valeria Gelsi
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Le prime pagine dei quotidiani di oggi, 28 marzo, continuano a riservare ampio spazio alla tragedia dell’Airbus 320, che si contende il titolo d’apertura con l’assoluzione definitiva di Amanda Knox e Raffaele Sollecito giunta nella notte. Infine, a tenere banco su tutti i giornali è anche la riforma della Rai.

1) Candidabili e no: le morali del Pd (la Repubblica p. 1)

Francesco Merlo firma in prima pagina un commento in cui si rileva che «o le dimissioni del ministro Lupi diventano codice d’acciaio, oppure finiranno per essere archiviate come la punizione del predente, l’amputazione della parte politica più esposta». Il giornalista, quindi, ricorda che «Lupi, che non era indagato, è stato costretto a dimettersi. C’è invece nel Pd una combriccola di indagati e condannati che resiste. E c’è una tribù di mascalzoni politici che Renzi finge di subire, ma che in realtà premia con la strategia gommosa della dissimulazione onesta».

2) «Non bisogna ripetere gli errori fatti nel ’92». Ora servono gli anticorpi contro la corruzione» (la Repubblica p. 15)

Il Garante anticorruzione, Raffaele Cantone, interviene sul tema della sua mission, «forse il peccato più grave della democrazia», ma anche su quello delle intercettazioni. «È importante limitare la pubblicità ai colloqui irrilevanti. Servono equilibrio, ma anche le multe», afferma, spiegando che «se si stabilisce il principio che prima di un certo momento le intercettazioni non sono pubblicabili è giusto prevedere una sanzione. Altrimenti rischierebbe di essere un divieto inutile».

3) Lo scontro nel Pd non guarda all’economia (Il Sole 24 ore p. 1)

In una analisi firmata da Lina Palmieri, il quotidiano di Confindustria analizza quello che succede al Nazareno. «Anche sulla riforma della Rai, approvata ieri dal governo, la minoranza del Pd ha un altro progetto su cui darà battaglia al Senato, dove i numeri sono assai risicati per Renzi. E così sonoalmeno tre, oltre Italicum e riforma del bicameralismo, i fronti aperti, ma nessuno – è sottolineato – riguarda l’economia».

4) FI e Lega alleati a loro insaputa (Corriere della Sera p. 1)

In un lungo articolo firmato da Francesco Verderami si fa il punto sui rapporti tra Forza Italia e Lega e sullo stato dell’arte in vista delle regionali. «Correranno insieme, ma finora non si sono mai fatti vedere insieme. Berlusconi e Salvini sembrano alleati a loro insaputa», scrive il notista politico del Corriere, chiedendosi se sia «una trovata elettorale» o «un esperimento politico». «Di sicuro non è una novità», commenta, ricordando come andò la campagna elettorale che vedeva Mario Monti alleato con Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini. «C’era una volta il centrodestra, oggi – prosegue Verderami – non c’è nemmeno una posa sorridente da offrire alla stampa».

5) Da Fitto agli ex An. Ecco tutti quelli che lasciano il Cav (Il Tempo p. 1)

Paolo Zappitelli fa il punto sulle frizioni interne a Forza Italia e al centrodestra: «Fitto deciso a rompere. E attorno a lui il mondo dei delusi di FdI, Ncd e Lega». Secondo la ricostruzione, che parla della «grande fuga» ancora come di «un chiacchiericcio sommesso», in tempi brevi si potrebbe assistere all’arrivo di una «slavina in grado di travolgere Forza Italia, Ncd e Fratelli d’Italia». Il punto di approdo sarebbe «un nuovo gruppo di centrodestra che si unisce a Raffaele Fitto e ai suoi fedelissimi (13 solo alla Camera) ormai pronti a rompere con Berlusconi prima delle elezioni regionali, per presentare liste autonome in contrapposizione con Forza Italia».

6) Ho usato la Fondazione solo per fini culturali (Il Tempo p. 9)

Con un intervento a sua firma Maurizio Gasparri interviene nel dibattito sul destino della Fondazione An. «La Fondazione non può diventare – scrive il senatore di FI – un nuovo partito che utilizzi, per iniziative condivise da alcuni e non da tutti, i fondi che sono destinati a ben altri scopi». Una convinzione legata non solo alle «diverse scelte politiche» degli ex An, ma anche alle «finalità che la Fondazione deve rispettare». «Personalmente – prosegue Gasparri – ho chiesto l’intervento della Fondazione solo in una occasione»: un confronto sulle figure di Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer a cento anni dalla nascita del primo e a trenta dalla morte del secondo.

7) Siamo tutti tedeschi (La Stampa p. 1)

Il “Buongiorno” di Massimo Gramellini è dedicato alla tragedia dell’Airbus 320 e al fatto che «se una piccola lezione si può trarre è la precarietà di certi pregiudizi sedimentati nei secoli». «Dalle prime ricostruzioni della tragedia affiora una trama fitta di smagliature: informazioni mancanti, negati, sottovalutate», scrive ancora Gramellini, che fa notare come, mentre «si invocano regole nuove» sarebbe bastato rispettare quelle esistenti. «O forse non sarebbe bastato comunque». Ma il punto è che «visto dall’Italia, patria del fatalismo, il dramma che ha colpito un popolo noto per la sua rigidità alimenta la sensazione che alla fine siamo tutti umani, e che lo siamo allo stesso modo: imperfetto e irrazionale».

8) Il premier del governo islamico di Tripoli: «Trattiamo con l’Italia, non con l’Onu» (Il Giornale p. 7)

Gian Micalessin intervista il leader sostenuto da Turchia e Qatar. «Il Paese è sotto il nostro controllo», dice Omar al-Hasi, che assicura: «Aiutateci e fermeremo gli sbarchi». L’appello, però, non è rivolto genericamente alla comunità internazionale, ma principalmente all’Italia che, dice il premier libico, «deve avere un ruolo centrale nei colloqui di pace. Con voi tutto sarebbe più facile, più veloce e con maggiori possibilità di successo».

9) Il tragicomico psicodramma dei finanziatori ricchi ma non ricchissimi, esclusi dalla politica americana che conta (Il Foglio p. 1)

Mattia Ferraresi racconta come cambia la politica americana e, soprattutto, come cambia il profilo dei finanziatori. «Ora il milionario è a malapena ammesso agli eventi che contano. Soltanto i miliardari o i multimilionari, quelli che sono pronti a staccare un assegno a sette cifre sbadigliando, sono portati in palmo di mano». Ferraresi spiega, quindi, le cause della crisi «dei ricchi, ma non ricchissimi»: «La liberalizzazione dei finanziamenti elettorali e la creazione dei Super Pac, i corpi elettorali intermedi che possono raccogliere qualunque cifra, a patto che non ci sia un legame formale con il candidato».

10) «Tanti senatori tirano cocaina» (Libero p. 8)

La denuncia choc del controverso senatore di Gal Lucio Barani, intervistato da Barbara Romano. «C’è gente che soffre di cretinismo politico, poi tira coca e viene in aula a blaterare», sostiene Barani, aggiungendo che «ce ne sono tanti». «Io sono medico, ho fatto tante diagnosi per molti anni. Basta che li guardi negli occhi – spiega il senatore – so riconoscere le pupille di chi sniffa. Poi chiedono la parola e parlano a sproposito».

 

 

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