I quotidiani dell’11 marzo, visti da destra. Dieci titoli da non perdere
Le prime pagine dei quotidiani di oggi, 11 marzo, dedicano articoli e approfondimenti soprattutto alla riforma del Senato, all’assoluzione di Silvio Berlusconi per il processo Ruby e alle spaccature interne ai partiti, a partire dal caso di Flavio Tosi. Si tratta di questioni centrali per gli scenari politici italiani.
1) La trincea finale in casa di Renzi (la Repubblica, p. 1)
Stefano Folli analizza la situazione interna al Pd, sostenendo che la minoranza «sta perdendo la guerra». «Non c’è nulla che alimenti il successo come il successo medesimo», scrive Folli, secondo il quale «è difficile credere» che l’opposizione interna a Matteo Renzi «riesca a rovesciare il tavolo».
2) «Flavio? Un pirla se lascia per unirsi a Passera» (la Repubblica, p. 12)
In un’intervista firmata da Tommaso Ciriaco, Umberto Bossi parla della situazione interna alla Lega e dà un’opinione tranchant sul sindaco di Verona: «Tosi, Tosi…. È un pirlone ad andarse». Per il Senatùr, che ribadisce la sua idea secondo cui l’unità del partito «viene prima di qualsiasi altra cosa», «la verità è che Tosi ha già da tempo l’accordo con Passera per fare un partito. Lo sanno tutti». Poi un giudizio politico sul primo cittadino “ribelle”, che a suo avviso sarebbe «di estrema destra. Quella veronese. Adesso ha fatto l’accordo con Alfano… Io non c’entro mai niente – dice Bossi – con l’estrema destra».
3) «Non sono un tiranno. La fine del Nazareno decisa all’unanimità» (Il Giornale, p. 6)
In una lunga intervista a firma di Vittorio Macioce, Renato Brunetta dice la sua sulla situazione interna a Forza Italia, dopo il voto sulla riforma costituzionale. Lo fa parlando prima di tutto di due «buone notizie». La prima: «Forza Italia è compatta. Se 65 deputati presenti 64 hanno votato no. È una grande notizia». La seconda: «Renzi non ha più una maggioranza. Non c’è alla Camera e neppure al Senato». All’obiezione che 17 deputati hanno votato in linea col partito solo per rispetto verso Berlusconi, ma hanno scritto una lettera per dire che avrebbero voluto votare sì, Brunetta risponde che «l’importante in questo momento è restare compatti. E lo abbiamo fatto».
4) «Vi racconto i grandi inciuci in Campania». (Il Giornale, p. 8)
Clemente Mastella racconta a Mariateresa Conti cosa succede nella regione alla vigilia del voto e invita «tutti a fare in fretta», soffermandosi sul fatto che il caos interessa tutti i partiti. «Non è accettabile, anzi è irresponsabile, un Pd che candida un Vincenzo De Luca infischiandosene della paralisi istituzionale che potrebbe crearsi in caso di sua elezione», afferma, mentre al centrodestra dice che «non è ammissibile un presidente uscente come Caldoro che ancora non scioglie la riserva e non dice se si candida o meno». Poi un passaggio sul Ncd: «In Campania è in grande difficoltà. De Luca ha detto che non saranno candidati gli assessori uscenti, che sono di Ncd e Udc, e dunque loro rischiano di sganciarsi».
5) Silvio prova il patto col diavolo (Libero, p. 1)
Nel suo editoriale Franco Bechis si sofferma sul fatto che Berlusconi, dopo aver ricompattato gli azzurri, «organizza il trappolone al premier. Per Bechis «ieri è diventata una giornata spartiacque, che non resterà senza conseguenze». La «trappola» del Cavaliere al premier si baserebbe su «due elementi»: «Una alleanza sotterranea con la minoranza Pd» e «tendere l’imboscata nel solo luogo dove possa avere successo: il Senato, dove i numeri di Renzi sono più pericolanti».
6) «Non si cambia l’Italia con i tweet o con gli accordicchi e le minacce» (Libero, p. 7)
Francesco Boccia, intervistato da Giovanni Miele, attacca Matteo Renzi, dicendo che «va avanti per la sua strada senza porsi interrogativi e senza cioè chiedersi se la sua strada coincide con quella degli interessi del Paese». L’esponente della minoranza Pd, che sulla riforma del Senato si è astenuto, quindi, lancia un avvertimento sul prossimo snodo politico importante per il premier: «L’Italicum così com’è è una legge elettorale che porta a una stragrande maggioranza di deputati nominati».
7) Il vuoto da colmare. L’avanzata del premier e l’opposizione senza progetto (Il Messaggero, p. 1)
Il politologo Alessandro Campi parte dall’«intreccio tra politica e giustizia» che «è da vent’anni il tratto caratterizzante della nostra vita pubblica, al punto di averne scandito i passaggi storici e istituzionali più delicati, ivi compresi gli appuntamenti elettorali e le crisi di governo». La sentenza della Cassazione sul caso Ruby, però, per Campi non rientra in questo schema e non cambia lo stato di debolezza in cui si trovano Forza Italia e il centrodestra, che a suo avviso è dovuto, invece, al «non aver risposto tempestivamente alla sfida rappresentata dalla comparsa di Renzi sulla scena politica nazionale».
8) «La Cina pretende dal Vaticano una resa incondizionata» (Corriere della Sera, p. 23)
Il quotidiano propone una intervista al cardinale di Hong Kong Zen Ze-kiun, per il quale «in Curia gli italiani non conosco la dittatura cinese perché non hanno mai provato che cosa è il regime comunista». «A Pechino non c’è volontà di dialogo, mi risulta che nei colloqui i loro delegati mettano sul tavolo un documento da firmare e i nostri non abbiano la volontà e la forza di fare proposte diverse», prosegue il cardinale, che chiede: «Vogliamo sacrificare la nomina e e la consacrazione dei vescovi per un dialogo fasullo?».
9) Centri sociali e discoteche. Così fanno cassa ad affitti zero (Il Tempo, p. 16)
Il quotidiano romano dedica ampio spazio a una inchiesta di Alessio Buzzelli e Erica Dellapasqua su chi «scrocca» sulle spalle del Campidoglio, indicando al sindaco Ignazio Marino a «i furbetti a cui revocare le concessioni». Si va dai centri sociali Intifada e Corto circuito alle esperienze che vanno sotto l’etichetta di culturali e di intrattenimento come il Rialtoccupato e lo Zoobar, passando per decine di altre realtà che usufruiscono di immobili pubblici gratis o a prezzi ben al di sotto di quelli di mercato.
10) La multa? Costa meno del permesso per evitarla (La Stampa, p. 1)
Mattia Feltri si sofferma sul «paradossale caso dell’autorizzazione a entrare nella Ztl di Roma per un trasloco». Il giornalista chiarisce che si tratta di una vicenda che gli è stata raccontata da un amico, ma che dà la misura del caos amministrativo che regna nella Capitale. Nell’articolo, infatti, è riportata la sequenza di spese e incombenze burocratiche per accedere al centro. Un percorso accidentato che, alla fine, fa chiedere al giornalista: «Signor sindaco, quanto costa la multa? Novantaquattro euro? Senza documenti, fotocopie e Durc? Il mio amico sarà molto felice di pagare la multa».