India, stupratore prelevato dalla cella e linciato dalla folla
India, la folla reagisce all’ennesimo caso di stupro e si accanisce contro un detenuto, condannato per violenza carnale, linciato dalla folla. Nonostante l’imposizione del coprifuoco, una massa inferocita di molte migliaia di persone ha prelevato l’uomo a forza dalla sua prigione, pestandolo a morte. Sono seguiti scontri con la polizia durante i quali – in base a quanto riferito dalla stampa indiana – oltre al violentatore detenuto, ha perso la vita un manifestante, ucciso da due proiettili , mentre altri quattro sono stati ricoverati in gravi condizioni.
Stupratore linciato dalla folla
A seguito della vicenda, il ministro dell’Interno indiano Rajnath Singh ha manifestato «viva preoccupazione» per lo stato di tensione nello Stato nord-orientale di Nagaland, teatro dei disordini. O meglio, della prima reazione di massa di fronte a un reato odioso che, è indubbio, da troppo flagella, e spesso impunemente, il gigante asiatico, specie nelle sue aree rurali. E che, solo negli ultimi due anni, ha registrato efferati casi di violenza carnale seguiti anche dall’omicidio di giovani e giovanissime vittime. I media di New Delhi riferiscono con rilievo la vicenda, dando spazio all’evento, feriti e vittime in testa a tutti.
Chi è lo stupratore
Il detenuto linciato dalla folla, Syed Farid Khan, era un uomo d’affari sposato immigrato dal Bangladesh che aveva ammesso di avere violentato il 23 febbraio una ragazza di 20 anni dell’etnia Suni Naga. Dopo essere averlo portato via a forza dal carcere, la folla lo ha linciato, trascinandone con una motocicletta il corpo, per sette chilometri fino alla torre dell’orologio di Dimapur dove era stata programmata una impiccagione. Qui la polizia, vista l’inutilità dell’uso di lacrimogeni e idranti, ha utilizzato le armi da fuoco sparando sui manifestanti.