Isis, morto in battaglia un baby jihadista. 13 anni: scarpe da tennis e mitra
Tredici anni, t-shirt della Benetton, scarpe da tennis come tutti suoi coetanei. Abul Bakr al-Faransi, però, ha una pistola nella fondina dei pantaloni e una mitragliatrice in mano. E sorride alla telecamera. È questa l’immagine diffusa dall’Isis del ragazzino di Strasburgo, il più giovane jihadista francese, morto due mesi fa combattendo a Homs per difendere una postazione dell’Isis attaccata dai “nemici” dell’esercito regolare siriano.
Morto per l’Isis a 13 anni
La tragica notizia è stata data a Radio France International, con ributtante orgoglio, da un jihadista francese che vive in Siria. «Ho avuto al conferma da cinque fonti diverse», spiega il reporter dell’emittente francese, David Thomson, esperto dei legami terroristici tra Parigi e Medioriente. Agghiacciante il commento del fanatico jihadista, diciannovenne, che giudica la sorte del piccolo Abul Bakr “invidiabile”: sono contento per lui, gli volevo bene, è diventato un martire e potrà ottenere l’ingresso certo in Paradiso.
Da Strasburgo alla Siria
Abul Bakr veniva da Strasburgo e da tempo aveva raggiunto la Siria in camper con tutta la sua famiglia, originaria di un Paese arabo-musulmano. Combattendo con lui nel nome dell’Isis sarebbero morti anche due fratelli, mentre del terzo non si hanno notizie. Quest’ultimo, a leggere le cronache di questi mesi, aveva destato molto scalpore in Francia per essersi lasciato immortalare a novembre con un mitra in braccio insieme a un altro bimbetto di Tolosa. Negli ultimi mesi la strategia mediatica del Califfato ha virato verso gli adolescenti: sono sempre più numerosi i video diffusi sul web che ritraggono giovani in erba, poco più che bambini, addestrarsi nei campi per prepararsi alla guerra contro l’Occidente nel nome di Allah.