Carfagna contro Boldrini: «Chiamarla “la presidente” non è una priorità»
Anche stavolta Laura Boldrini, la presidentessa della Camera, ha perso un’ottima occasione per tacere. Mara Carfagna, portavoce dei deputati di Forza Italia, risponde polemicamente alla lettera con cui la presidente della Camera ha voluto sensibilizzare i parlamentari all’uso di un “linguaggio adeguato” che rispetti “l’identità di genere” di ciascuno dentro l’Aula. «Come istituzione dobbiamo essere un esempio e utilizzare la declinazione al femminile quando si rivolge la parola alle colleghe – aveva spiegato Boldrini nel corso di un convegno sul linguaggio di genere – ho anche inviato una lettera al segretario generale per usare lo stesso metro nei resoconti parlamentari, perché non è giusto che nei resoconti, io trovi scritto il presidente anziché la presidente visto che sono una donna».
La replica della Carfagna alla lettera della Boldrini
«Come Ella certamente saprà – dice Mara Carfagna -, soltanto qualche giorno fa la Camera dei deputati ha scongiurato in extremis la chiusura di un centro all’avanguardia nell’accoglienza di minori abusati e vittima di violenza, altri centri sono a rischio ed è cominciato lo smantellamento di alcuni istituti e case-rifugio per donne costrette ad abbandonare le loro case; sono conseguenze di scelte – ad avviso mio e del mio partito sbagliate – fatte dall’esecutivo in carica, che non ha mai voluto nominare un ministro – o ministra – per le Pari Opportunità. Le sarei dunque molto grata – sottolinea poi la deputata azzurra – se volesse utilizzare le Sue possibilità di moral suasion per sensibilizzare i colleghi della maggioranza e dell’opposizione anche ad occuparsi di quelle che sono le vere emergenze del Paese e, di conseguenza, delle donne, tra le quali certamente non si può contemplare l’uso degli articoli e dei termini maschili o femminili per appellare “i deputati” o “le deputate”, “il ministro” o “la ministro”. Peraltro – se mi consente un parere personale – non ho mai ritenuto offensivo né disdicevole essere chiamata “il ministro” o “il deputato”. “La politica resta – conclude Carfagna – la forma più straordinaria di impegno civile e, per questa ragione, ritengo che prima di discutere e confrontarsi su come ci si debba chiamare dentro al Parlamento, tutti si abbia l’obbligo di affrontare e risolvere i problemi degli italiani, con spirito unitario».