Libri & liberi. Qualche piccola idea per una biblioteca “sovranista”
C’è molta confusione nella biblioteca di Matteo Salvini. L’uomo è sicuramente capace e dinamico ma le letture non sono il suo forte. Non è colpa sua. In casa leghista i libri sono oggetti poco frequentati e gli intellettuali — vi ricordate il caso Miglio? — non sono figure particolarmente amate. La conferma è arrivata una volta di più sabato scorso in piazza del Popolo. Per qualche strambo motivo il Salvini ha inframmezzato il suo discorso, modesto ma concreto, con una serie di riferimenti culturali deboli o per nulla convincenti.
I libri da mettere nella biblioteca di Salvini
Uno scivolone che Adriano Scianca — bella e giovane intelligenza — ha subito notato. Sul quotidiano on line Primato Nazionale, Scianca ha suggerito al leader leghista (ma non solo a lui, anzi) dieci testi “decisamente più centrati”, invitando i “sovranisti” ha superare le superficialità, il primitivismo, il “fallacismo”. L’elenco comprende testi di Debray e Zecchi, Massimo Fini e Lasch, MacIntyre e de Benoist, Damiano e Sloterdijk, Risè e Faye. Scelte azzeccate e raffinate (forse troppo raffinate per alcuni palati…) e sicuramente utili per chi vuole costruire — rottamando settarismi e nostalgie inutili — una piattaforma culturale seria, condizione essenziale per un progetto politico credibile, articolato e forte.
La provocazione di Adriano, al di là dello stesso Salvini e dei suoi limiti, va quindi ripresa e rilanciata in una prospettiva più larga. Ecco allora qualche piccolo consiglio per una buona “biblioteca sovranista”, uno strumento indispensabile per un dibattito necessario, improcrastinabile. Ai lettori, come sempre, il giudizio.
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