L’inchiesta su Gino Paoli, rinviato per motivi di salute l’interrogatorio
Battuta d’arresto nelle indagini sulla maxi evasione che hanno coinvolto Gino Paoli: è stato rinviato a data da destinarsi l’interrogatorio del cantautore ligure accusato dalla procura genovese di aver evaso il fisco italiano trasferendo in una banca svizzera due milioni di euro percepiti «al nero». A quanto sarebbe trapelato da fonti investigative e riportato dal Secolo XIX, l’interrogatorio era stato fissato per oggi (lunedì 2 marzo ndr) alle 14, ma il procuratore aggiunto Nicola Piacente, titolare del fascicolo, ha confermato lo slittamento della data.
Gino Paoli, la vicenda
Il trasferimento in Svizzera di 2 milioni di euro di “nero” per un’evasione del fisco di circa 800 mila euro, è valsa al cantautore genovese l’iscrizione nel registro degli indagati per evasione fiscale. Con lui risulta indagata anche sua moglie Paola Penzo e altri due soci di Paoli nelle tre società genovesi che fanno capo all’artista, la “Edizioni musicali senza fine”, la “Sansa” e la “Grande Lontra”. La procura di Genova aveva già trovato tempo fa le tracce di una maxi evasione mentre indagava sulla truffa ai danni di Banca Carige che portò alle custodie cautelari per l’ex presidente Giovanni Berneschi, l’ad del ramo assicurativo della banca Ferdinando Menconi e altre cinque persone. Tra questi anche il commercialista di fiducia dell’ex patron della banca, Andrea Vallebuona. Durante un’intercettazione ambientale nello studio di Vallebuona, i militari del Nucleo di polizia tributaria che ascoltavano la registrazione si sono trovati di fronte a un colloquio tra il commercialista e il cantautore, conversazione che secondo gli inquirenti era assai esplicita. Si discuteva infatti di quei due milioni da portare in Svizzera e dell’ipotesi di farli rientrare «scusati». Due milioni che sarebbero il provento di una delle società di Paoli e che, secondo i primi confronti incrociati, non comparirebbero mai nelle dichiarazioni dei redditi del cantautore.
Imbarazzi, dimissioni e rinvii
Il cantante, che oggi avrebbe dovuto essere ascoltato dagli inquirenti, per ora si è dimesso dalla presidenza della Siae e ha sospeso i concerti per evitare contestazioni. Una vicenda che crea imbarazzi. Soprattutto a sinistra. Già, perché le simpatie comuniste di Paoli, nel lontano 1987, gli aprirono le porte del Parlamento. Il cantante di “Sapore di sale” fu deputato del Pci, partito della “superiorità morale”, dal 1987 al 1992.