L’Isis non si ferma, distrutti altri templi cristiani in Iraq. Il patriarca: «Aiutateci»

21 Mar 2015 12:36 - di Antonella Ambrosioni

Non si ferma la sete di distruzione e profanazione. Militanti dello Stato Islamico avrebbero distrutto una serie di templi sacri cristiani e sciiti nel nord dell‘Iraq oltre che la tomba del re assiro Mar Behnam risalente al quarto secolo avanti Cristo. Lo rivela il Guardian. Il sito internet del quotidiano britannico riporta anche che «l’ufficio stampa di Nineveh» dell’Isis ha diffuso delle immagini che proverebbero la distruzione dei siti storici (che si trovano nella provincia di Hamdaniya).

Il “Guardian”: abbattuti templi cristiani

I Ijihadisti dell’Isis continuano a depredare chiese e ad abbattersi su statue e icone cristiane. Seguendo la legge di non poter rappresentare le divinità in nessuna maniera, i miliziani hanno gettato statue della Madonna, bassorilievi e crocifissi per sfregiare i luoghi sacri cristiani. In molte chiese, i jihadisti sono saliti sul campanile  e hanno levato la croce che dominava sulla sommità, sostituendola con una bandiera dell’autoproclamato califfato islamico. La situazione è tragica per i cristiani. «Chiediamo al mondo che si definisce civilizzato di aiutarci e di difendere i nostri diritti di cittadini», dice Ignazio Giuseppe III Yonan, patriarca di Antioca e della chiesa cattolica siriana. «Le parole di condanna non sono abbastanza. Il nostro futuro, quello dei cristiani e di altre minoranze irachene, è in grave pericolo».

L’elenco degli scempi: l’occidente faccia qualcosa

 

L’attacco segue, solo per citare i casi più eclatanti, la distruzione dei preziosissimi manoscritti della biblioteca di Mosul, gli atti di vandalismo al suo museo archeologico e la distruzione dell’antica città di Nimrud. Secondo il patriarca di Antioca l’Occidente è «complice» della presa di Nineveh da parte dell’Isis nonché colpevole di adottare una strategia “machiavellica” per combattere lo Stato Islamico. E quindi rinnova il suo appello perché l’Occidente fermi il flusso di armi verso lo Stato Islamico e congeli le sue finanze. «Questi monumenti non possono più essere ricreati», aggiunge Diana Yaqco, portavoce di A Demand for Action, organizzazione che si batte per i diritti delle minoranze irachene. «L’ISIS – aggiunge – non solo disprezza il nostro credo religioso, ma anche la nostra letteratura, le arti e la nostra storia, che è non è riproducibile ma unica». 

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