L’Isis vende su Ebay le opere d’arte per finanziare il terrorismo
Distruggere per autofinanziarsi. Lo scempio e anche la beffa. I massacratori jihadisti e distruttori dei siti archeologici sono anche ladri e finanziano la loro guerra santa vendendo su Ebay i tesori da loro trafugati durante la loro marcia di occupazione. Monete e ceramiche antiche, ma anche dipinti e gioielli razziati dai militanti dell’Isis in Siria e in Iraq vengono messi in vendita on line dallo Stato islamico per finanziare la sua guerra santa contro l’Occidente.
Isis, vendita da decine di mln
Secondo The Times, nelle ultime settimane sarebbero aumentate a dismisura le vendite sui siti internet di aste online di importanti pezzi archeologici presi dai militanti dell’Isis, ritenuti scomparsi dalla Siria e dall’Iraq e invece riapparsi su Ebay, dove collezionisti di tutto il mondo se li contendono. La vendita dei reperti archeologici razziati nei luoghi occupati dai miliziani potrebbe fruttare decine di milioni di euro all’Isis, che distrugge le grandi opere d’arte per ragioni di propaganda, ma non disdegna di rubare quelle più piccole per venderle, come fa con il petrolio, per finanziare il terrorismo e comprare armi per la sua guerra. I furti maggiori di reperti archeologici di ogni tipo si registrano in Iraq, dove tutti i siti di interesse, soprattutto quelli con scavi in corso, sono stati sistematicamente razziati, e in Siria cinque siti su sei dell’Unesco sono stati seriamente danneggiati dalla ricerca di reperti da vendere su internet.
Furti su commissione
Sempre secondo l’Unesco, i furti di reperti avverrebbero addirittura su commissione. Uno è quello di un mosaico romano ad Apamea, nella Siria occidentale: è stato staccato con i bulldozer e poi probabilmente fatto arrivare nei ricchi Paesi del Golfo Persico, dove gli sceicchi sembrano particolarmente interessati ad appropriarsi di antichità d’arte. Fatto sta che, secondo gli esperti interpellati dal quotidiano londinese, i prezzi delle monete antiche provenienti dagli scavi di Iraq e Siria sarebbero notevolmente diminuiti nelle ultime settimane: segno che la loro disponibilità sul mercato è molto aumentata con l’arrivo dei reperti messi in vendita dall’Isis.