Meredith, atteso il verdetto. Sollecito si smarca da Amanda
Attesa oggi la sentenza della Cassazione sul processo per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher: per Raffaele Sollecito e Amanda Knox è il giorno della verità. La difesa di Sollecito punta a separare la sua posizione da quella di Amanda e quindi a convincere i giudici a non rendere definitiva la condanna del giovane pugliese a 25 anni di reclusione (in appello Amanda era stata condannata a 28 anni e 6 mesi). Il pg della Cassazione ha richiesto di confermare (con una riduzione di tre mesi) le condanne.
Meredith, attesa la sentenza della Cassazione
Sollecito è arrivato in Cassazione con la fidanzata Greta e con il padre Francesco e la sua compagna. Se sarà presente alla lettura del verdetto e se la sua condanna verrà confermata non ci sarà nessun arresto immediato: infatti la decisione della Suprema Corte deve essere prima trasmessa alla procura di Firenze che poi dovrà attivarsi per chiedere l’esecuzione della sentenza. A volte passano anche un paio di giorni. Ma non è detto che finisca così. Numerosi i cronisti dei media italiani e stranieri presenti in Cassazione. I legali della difesa puntano a mettere in crisi «la colpevolezza “a cascata” del Sollecito» che, a loro avviso, «non è stata ancorata a specifiche emergenze processuali (gravi, precise e concordanti); piuttosto, si è risolta in una illogica e spersonalizzata estensione “solidaristica” di responsabilità». In poche parole, Raffaele si “smarca” da Amanda – che attende il verdetto a Seattle – e chiede che la Cassazione lo tenga fuori dal “concorso in omicidio”, magari attribuendogli una responsabilità minore. Il favoreggiamento o l’omicidio preterintenzionale. Naturalmente, la richiesta principale è quella di annullare la condanna. La difesa di Sollecito prova anche a chiedere ai giudici della Quinta sezione penale, presieduti da Gennaro Marasca, di mandare alcuni aspetti di questo processo alle Sezioni Unite. Si tratta delle perizie genetiche sul gancetto del reggiseno di Meredith e sul coltello che la avrebbe uccisa, delle dichiarazioni accusatorie di Guede che non sarebbero utilizzabili, del principio del ragionevole dubbio applicato a un imputato che, come Sollecito, per sua scelta, non è stato sentito in dibattimento.