La minaccia di Marino ai romani: «Sarò sindaco fino al 2023»

9 Mar 2015 19:51 - di Laura Ferrari

«Io questa città la voglio cambiare veramente. È diventata la sfida della mia vita. Io qui ci sto fino al 2023». Così il sindaco di Roma Ignazio Marino durante l’assemblea del Pd capitolino. Ma il primo cittadino ha poco di che essere ottimista. In queste ora ha incassato l’ennesimo smacco. Dopo quattro appelli “andati a vuoto, in Campidoglio, la seduta è stata tolta per mancanza di numero legale. In aula erano presenti solo 23 consiglieri comunali e per aprire i lavori ne servivano 24. Assenti nelle fila del Partito democratico Pier Paolo Pedetti, Athos De Luca, Alfredo Ferrari, Francesco D’Ausilio. Per Sinistra Ecologia e Libertà non era presente il capogruppo Gianluca Peciola. «Il Pd è in stato confusionale. Panecaldo dica la verità a Matteo Orfini: cioè che la maggioranza non c’è in aula. Ci sono diverse visioni all’interno della maggioranza e l’assenza di oggi è segno della scollatura in aula. Panecaldo dica al sindaco Marino di rassegnare le proprie dimissioni». Così il consigliere comunale del Pdl Giordano Tredicine. «Dopo le due bocciature del Tar della scorsa settimana su Ncc e Ztl, che si aggiungono a quella sull’aumento delle tariffe dei nidi dei mesi passati – commenta il capogruppo FI in Regione Lazio Antonello Aurigemma – oggi arriva un altro segnale dell’inadeguatezza del centrosinistra. Non si può continuare a governare così. È il momento di dire basta. I romani non possono pagare oltre misura l’inefficienza di una coalizione – aggiunge l’esponente azzurro – frammentata al suo interno e distante sempre di più dalle istanze della città».

Per Marino vengono prima le nozze gay

Ma il sindaco di Roma pare pensare solo alla sua battaglia per le nozze gay e quindi esulta per la sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso contro l’annullamento disposto dal Prefetto della trascrizione della nozze gay contratte all’estero. «Per me non è assolutamente una sorpresa, non credo ci sia stato mai un momento in cui ho mostrato un minimo dubbio sulla mia certezza». Per poi concludere: «Ho sempre ritenuto fosse un passo di civiltà importante, perché l’amore a Roma conta».

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