Niente Tfr in busta paga: il governo ha “dimenticato” di varare il decreto
Presentato come una rivoluzione, il Tfr in busta paga si trasforma nell’ennesima brutta figura per il governo Renzi: doveva partire da marzo, ma mancano varo definitivo e istruzioni operative. La denuncia arriva dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro, che spiega come questa situazione, oltre a impedire ai lavoratori interessati di accedere alla misura, getti nell’incertezza le imprese italiane.
Obiettivo fallito
La legge di stabilità, entrata in vigore il primo gennaio, prevedeva che “l’operazione Tfr” prendesse il via il primo marzo. Da quella data e fino al giugno 2018, era stato annunciato, i lavoratori avrebbero potuto scegliere di liquidare in busta paga il trattamento di fine rapporto. Invece, manca ancora il Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri con le istruzioni operative e, spiegano i consulenti del lavoro, a questo punto non ci sono più i tempi tecnici perché il governo rispetti le scadenze annunciate. «Il processo mensile che porta alla gestione della busta paga – affermano i consulenti del lavoro – si è messo in moto e non ci sono più spazi di recupero, perlomeno per il mese di marzo».
Lo scaricabarile nel governo
«È materia del ministero dell’Economia. Non conosco lo stato di avanzamento», ha commentato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, attirandosi le critiche del senatore di Forza Italia Andrea Mandelli. «I ministeri si rimpallano le responsabilità: scene già viste», ha commentato l’esponente azzurro. Sottolineando che «il Tfr in busta paga, per di più è una misura sbagliata», Mandelli ha chiosato dicendo che «lanciato lo slogan, risolto il problema: è la filosofia del governo Renzi, che promette, annuncia e poi si scorda di mettere in pratica. Ma così – ha concluso il senatore di FI – arrivano le figuracce».