Nozze gay: si schiera la lobby delle multinazionali (lista completa)
Per legalizzare le nozze gay in America i giganti dell’industria e dell’informatica hanno lanciato una campagna di mobilitazione senza precedenti. Dalla Silicon Valley e da centinaia di altre grandi aziende americane – da Wall Street a Main Street – è stato lanciato un appello alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che entro la fine di giugno dovrà prendere la storica decisione sulla legittimità o meno delle nozze gay. L’esame dei giudici costituzionali inizierà il prossimo 28 aprile. Dovranno pronunciarsi sui ricorsi presentati contro la messa al bando dei matrimoni tra persone dello stesso sesso decisa in quattro stati: Michigan, Ohio, Kentucky e Tennessee. Una bocciatura di tali divieti aprirebbe di fatto la strada alla legalizzazione in tutti gli Stati Uniti. Molte delle principali imprese statunitensi da tempo si erano già schierate pubblicamente a favore del riconoscimento dei matrimoni omosessuali.
Ecco le 379 aziende che chiedono le nozze gay
Ma per la prima volta ben 379 aziende si sono messe insieme e hanno stilato un documento comune inviandolo ai nove “‘saggi” della Corte Suprema. In prima fila ci sono i giganti del web e dell’hi-tech come Google, Apple (il cui numero 1, Tim Cook, è stato protagonista di recente di un clamoroso coming out dicendosi «orgoglioso di essere omosessuale, è un dono di Dio»), Facebook, Twitter, Microsoft, Amazon. Ma non solo: tra i firmatari dell’appello figurano anche altri big del calibro di Coca Cola, Pepsi, Levis, Nike, Wells Fargo, Comcast, AT&T, Cisco, eBay, Intel, Groupon, Verizon, Zynga. Chiedono che sia sancito una volta per tutte un principio di uguaglianza tra il matrimonio uomo-donna e quello tra persone dello stesso sesso.
Nozze gay, la convenienza per le aziende
Non solo perché si tratta – affermano – di una questione di giustizia, ma anche perché il riconoscimento delle nozze gay non potrà che apportare benefici al mondo delle imprese. Le aziende infatti denunciano come «l’attuale quadro legale sui matrimoni tra persone dello stesso sesso sia dispersivo e confuso e comporti oneri significativi per i datori di lavoro e per i loro dipendenti, rendendo spesso difficile portare avanti l’attività lavorativa». Insomma, non è possibile che ognuno dei 50 stati Usa abbia una sua legislazione. Un puzzle che rende più difficile anche attrarre e reclutare “top talent” che non vogliono lavorare dove le nozze gay sono vietate. O dove alle coppie omosessuali non sono riconosciuti gli stessi diritti delle coppie etero. C’è poi la difficoltà legale per le imprese che vogliono erogare benefici a quelle coppie a cui per legge non è permesso di sposarsi. Attualmente sono 36 gli stati Usa, più il District of Columbia dove si trova la capitale federale Washington, in cui le nozze gay sono legali.