Obama telefona a Netanyahu. Israele verso la soluzione dei “due Stati”
Israele e Palestina, verso la soluzione dei due Stati? Benyamin Netanyahu non lo esclude più. Dopo la chiara e inaspettata vittoria elettorale di martedì scorso, il leader del Likud precisa la sua visione sul futuro del tormentato processo di pace israelo-palestinese.
Netanyahu: voglio due Stati
«Non è vero che voglio una soluzione con uno Stato. Io voglio una soluzione con due Stati pacifica e sostenibile, ma per questo le circostanze devono cambiare». Parole che sembrano aver portato ad una schiarita con Barack Obama, che finalmente lo ha chiamato per congratularsi con lui dopo le elezioni di martedì scorso che hanno confermato Netanyahu per la quarta volta alla guida di Israele. Una precisazione e una telefonata che arrivano sulla scia di indiscrezioni lasciate trapelare dall’amministrazione Usa secondo cui la Casa Bianca starebbe considerando di consentire il passaggio di una risoluzione al Consiglio di Sicurezza Onu che porti alla nascita di uno Stato palestinese, evitando di esercitare il suo diritto di veto.
Per gli Usa è una svolta
Nelle ultime ore diversi alti esponenti dell’amministrazione Obama, citati in forma anonima dal New York Times e Wall Street Journal, hanno fatto riferimento al possibile cambiamento della politica statunitense nel processo di pace israelo-palestinese, che sostiene la “’soluzione di due Stati” sulla base dei confini precedenti al 1967 e di scambi di territori concordati. Una soluzione che, per la prima volta esplicitamente, sembra essere voluta anche dal premier israeliano Netanyahu. La portavoce del Dipartimento di Stato Jen Psaki aveva parlato di una revisione «del nostro approccio» e di non poter giudicare ora «ciò che faremo se ci sarà un’azione all’Onu».
Israele: fate pressioni su Abu Mazen
«Non è possibile imporre ad Israele alcun accordo che metta e repentaglio la sicurezza dei suoi cittadini», hanno affermato a radio Gerusalemme fonti politiche israeliane, poche ore dopo il colloquio telefonico fra il premier e il presidente Usa. Piuttosto che «cercare scuse’ ed esercitare pressioni su Israele, la comunita’ internazionale dovrebbe – secondo le fonti – premere sul presidente palestinese Abu Mazen».
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