Poste italiane chiude 455 sportelli. Matteoli: «Decisione inevitabile»
Quello delle Poste «è un mondo che cambia e la chiusura di un ufficio postale è solo un dettaglio. Abbiamo volato più alto». Illustra così il presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato, Altero Matteoli, il contenuto dell’audizione dell’amministratore delegato di Poste italiane, Francesco Caio. L’incontro, durato circa due ore, è stato dedicato al piano dell’azienda sulla riorganizzazione degli uffici postali che prevede anche la chiusura di 500-600 sportelli e ha visto, secondo Matteoli, la «sostanziale condivisione» dei membri della Commissione.
Il piano di Poste: conversione telematica
Sono 455 gli sportelli che Poste Italiane ha intenzione di chiudere e oggi servono un totale di 3800 pensionati, «quindi meno di 10 pensioni per ufficio postale chiuso». È quanto si legge nel documento presentato dall’amministratore delegato Francesco Caio in audizione alla commissione Lavori pubblici del Senato. La società prevede un totale di 1064 interventi (di cui 609 razionalizzazioni) che porteranno il numero degli sportelli a circa 13 mila. Poste ritiene quindi che «chiusure e razionalizzazioni preservano la capillarità della rete e si attestano su parametri nazionali più restrittivi rispetto ai requisiti di legge». Dopo il piano il 92,49% della popolazione avrà uno sportello entro 3 km (a fronte di un vincolo legale del 75%), il 97,79% lo avrà entro cinque km (a fronte di un vincolo del 95%) e il 98,65% entro 6 km (a fronte di un vincolo del 97,5%). Secondo la società inoltre il 90 per cento dei comuni coinvolti nel piano di chiusura ha già oggi il postino telematico per svolgere alcune delle funzioni dello sportello a domicilio e solo l’8% dei pagamenti delle pensioni nelle zone interessate viene effettuato all’ufficio postale.