Rampelli: «A dimettersi dovrebbero essere Renzi e il suo governo»
«Apprezziamo il gesto di Maurizio Lupi, ma a dimettersi dovrebbe essere Matteo Renzi». Con queste parole il capogruppo di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, ha iniziato il suo intervento in Aula sull’informativa del ministro dimissionario dei Trasporti e delle Infrastrutture. Un lungo elenco di bucce di banana sulle quali sono inciampati il presidente del Consiglio e alcuni suoi “valenti” ministri rimanendo al proprio posto.
Rampelli: Renzi salvato con i nostri soldi
«L’azienda di famiglia del presidente del Consiglio è stata risanata con i soldi pubblici mentre Renzi aveva incarichi istituzionali. Un salvataggio pagato con le tasse di tutti gli italiani. La Banca Popolare dell’Etruria, il cui vicepresidente è padre del ministro Boschi, è al centro di un’inchiesta sulla quale sia la magistratura che la Consob stanno indagando. E parliamo di cifre da capogiro, altro che biglietti aerei e orologi… ». Numeri alla mano Rampelli ha passato in rassegna le zone grigie di questa stagione di governo, più che sfiorato da ipotesi di reati, anche gravi. «Il ministro Poletti, braccio destro di Renzi, è stato nell’occhio del ciclone per le sue frequentazioni con il boss di MafiaCapitale – ha aggiunto il capogruppo di FdI – e sta ancora lì, forse perché le cooperative rosse contano più di Comunione e Liberazione».
Gli scandali del Pd
«Cinque sottosegretari, molti appartenenti al Pd, sono al centro di scandali e indagini. Vincenzo De Luca, sempre Pd, ha vinto le primarie e correrà in Campania come candidato Governatore, ma ha una condanna in primo grado», ha ricordato Rampelli osservando che si tratta di episodi ben più gravi del caso Lupi. «Quindi, pur apprezzando le dimissioni del ministro alle Infrastrutture, riteniamo che ci siano ben altri protagonisti che debbano dimettersi dal governo. A meno che non ci si voglia arrendere all’idea che l’Italia è una “Repubblica fondata sulle intercettazioni telefoniche e sul loro spaccio”, evidentemente ritenuto più grave degli stessi atti giudiziari». Per Rampelli la morale è evidente: la volontà del premier Renzi di mettere le mani sugli appalti pubblici, avocando a sé le funzioni che furono di Lupi.
Meloni: qualcuno non paga mai
«Ho apprezzato molto l’intervento in Aula di Maurizio Lupi, che si è dimesso pur non essendo indagato e ha avuto la stessa sorte di Nunzia De Girolamo: entrambi sacrificati da Ncd per non mettere in discussione il governo e l’alleanza col Pd», ha commentato Giorgia Meloni, «da questo punto di vista, non posso non constatare come lo stesso gesto non sia stato compiuto da altri esponenti dell’esecutivo». Senza contare – ha aggiunto la leader di Fratelli d’Italia – l’atteggiamento di certa stampa, che utilizza sempre due pesi e due misure quando si tratta di affrontare determinate situazioni».