Rapinatore Rom travolse e uccise un meccanico: dimezzata la pena (video)

18 Mar 2015 18:56 - di Robert Perdicchi

Da 16 anni a sei anni e otto mesi. È stata più che dimezzata in appello la pena per Sonic Halilovic, ventunenne di origini Rom che investì e uccise Quinto Orsi, meccanico di 72 anni, a Bologna il 21 febbraio 2013. Il giovane, che stava rubando un’auto parcheggiata davanti all’officina in cui Orsi lavorava, in via Ferrarese, travolse il meccanico in retromarcia, poi fuggì a piedi. In officina era presente anche il figlio di Orsi, anche lui meccanico. La Corte di assise di appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado del febbraio 2014, in rito abbreviato, ha infatti ridotto la pena, riqualificando il reato contestato ad Halilovic da omicidio volontario con il dolo eventuale ad omicidio colposo. “Siamo sempre stati convinti che si trattasse di omicidio colposo”, ha commentato il difensore del giovane, avv. Alessandro Cristofori. Halilovic, secondo la ricostruzione del giudice di primo grado, aveva prima investito il figlio di Orsi, colpendolo con uno sportello della vettura in movimento, quindi aveva travolto il padre, intervenuto per fermarlo, schiacciandolo in retromarcia contro lo stipite di ingresso dell’officina. Poi era fuggito, per costituirsi la sera successiva alla Polizia.

Un video incastrava il giovane Rom

Sonic Halilovic, il 9 marzo 1994, era stato riconosciuto dal figlio di Orsi, Fabio, che aveva indicato fra decine di fotografie quella del sospettato numero uno. Il  nomade rom dell’ex Jugoslavia, che viveva in città con la famiglia, era già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti. Halilovich stava pensando di fuggire, ma è stato convinto da parenti e amici a consegnarsi agli inquirenti. La procura aveva anche diffuso il video del momento della fuga dall’officina in cui si vede chiaramente il panico del guidatore che cerca di uscire dal parcheggio, dopo essere stato scoperto, con una serie di manovre maldestre. Non solo, una volta sceso dalla macchina danneggiata, rivolgendosi verso il punto in cui giace il corpo straziato di Quinto Orsi, il giovane nomade si mette le mani fra i capelli, rendendosi evidentemente conto di avere combinato qualcosa di irreparabile.

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