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Renzi parla di Europa e fa il fenomeno. Ma quel semestre italiano fu un flop

Renzi parla di Europa e fa il fenomeno. Ma quel semestre italiano fu un flop

Home livello 2 - di Alberto Fraglia - 18 Marzo 2015 alle 16:19

Matteo Renzi fa il fenomeno. Arriva al Senato alla vigilia del Consiglio europeo, dissemina fogli di appunti sui banchi del governo, giusto in tempo per farli fotografare dall’alto dell’emiciclo, e poi si lascia andare ad una di quelle scorribande parolaie, condite di autoincensamento, che ormai lo hanno reso famoso. Solo che , questa volta, l’ex sindaco di Firenze, il Pittibimbo, supera se stesso. Udite , udite. L’Europa è in ripresa, dice. E l’Italia, pure.  Non ci credete? Sbagliate. Perché ci sono “cinque fattori di oggettiva ripresa economica : il piano Junker di investimenti, la comunicazione sulla flessibilità, il Quantitative easing e, conseguenza di queste tre, il ritrovato rapporo tra dollaro e euro a condizioni più logiche ed economicamente sostenibili”.

Renzi e i 5 fattori della ripresa

Il quinto fattore, “sul quale abbiamo buona sorte, è l’abbassamento del prezzo del petrolio”. Tutto vero, per carità. L’analisi è esatta. Renzi mette in fila correttamente gli argomenti che, sperano tutti, a Berlino come a Madrid, ad Atene, a Parigi, a Lisbona, possano imprimere una accelerazione nell’uscita dalla crisi che da circa sette anni ci sta opprimendo e impoverendo. E’ presto, ovviamente, per trarre conclusioni affrettate. Ammesso che questi fattori possano dare impulso alla ripresa e invertire la tendenza negativa finora registrata, quel che lascia di stucco è quanto Matteo Renzi aggiunge a corollario. Se la prende, il premier, con “chi dice che i fattori della ripresa sono indipendenti dalla nostra volontà”. Chi lo dice ” mente sapendo di mentire”. E’ gente di poca fede. Perché “4 su 5 di quei fattori, escludendo il prezzo del petrolio, dipendono dalla capacità della politica italiana di modificare la politica europea”.

Renzi e il “vocabolario” europeo

Il bullismo politico dell’inquilino di Palazzo Chigi non ha limiti. Ecco la frase d autocompiacimento che imprime il marchio di superiorità alla sua azione di governo . “Mi permetto dire anche a coloro che non sono d’accordo con le scelte del governo, che non si può negare che il semestre di presidenza dell’Ue, con un cambiamento di vocabolario da rigore e austerity a crescita e riforme, ha consentito di creare un clima nel quale si è potuto finalmente voltare pagina”. Boom! Questa volta Renzi la spara davvero grossa. Insomma, se l’Europa cambia, i merito è tutto suo. Anzi, del suo personale “vocabolario”. Peccato davvero che nessuno se ne sia accorto.

18 Marzo 2015 alle 16:19