Renzi alla resa dei conti con la minoranza Pd: «L’Italicum non si tocca»
La speranza della minoranza del Pd di non arrivare ad una conta nella Direzione nazionale sulla legge elettorale s’infrange nel momento in cui il presidente Matteo Orfini, aprendo i lavori, annuncia che i lavori «si concluderanno con un voto». E pensare che in favore di una mediazione per tutta la mattinata s’erano levate varie voci, tra cui quella di Pier Luigi Bersani che aveva invitato Renzi a «tentare la sintesi affrontando il tema e parlandone nel merito». Più o meno sulla stessa linea Rosy Bindi, mentre il cartello delle opposizioni si divideva sull’appello di Pippo Civati a presentarsi in maniera unitaria. Alla fine, l’opzione dei vari spezzoni anti-Renzi è il non voto per evitare che il voto contrario possa successivamente precludere la presentazione di emendamenti all’Italicum in vista del dibattito alla Camera previsto per il prossimo 27 aprile. Non chiudere, con il voto contrario, alla possibilità di una mediazione in Parlamento è ancora l’obiettivo Area riformista, la corrente che fa capo a Roberto Speranza.
«L’Italicum realizza la vocazione maggioritaria»
Ma quando Renzi comincia a parlare, si capisce subito che il segretario-premier non ha alcuna intenzione di arrivare ad una mediazione. Non per caso, infatti, sceglie l’intuizione della «vocazione maggioritaria» di Walter Veltroni per giustificare l’attribuzione del premio di maggioranza alla lista vincente e non alla coalizione, uno dei cardini della nuova legge elettorale. Questa soluzione – spiega – «è la realizzazione piu’ importante per un partito a vocazione maggioritaria, che è stato il sogno di una generazione». Ma, soprattutto, una soluzione utile a ridurre il potere di veto dei piccoli partiti per i quali – ricorda magnanimo – «la soglia di sbarramento è stata abbassata al 3 per cento». Neppure il Mattarellum convince più il premier («non dà la certezza di un vincitore, specie in un sistema tripolare») perché non possiede «il vantaggio del doppio turno». Comunque sia, il premier si dice «contrario» ad ipotesi di ritocco.
Renzi: la legge elettorale va approvata entro maggio
Renzi non usa mezze parole: «Considero un clamoroso errore riaprire la discussione al Senato, dà il senso di una politica come un grandissimo gioco dell’Oca. Credo che entro il 27 aprile – ha proseguito – l’Italicum dovrà essere in Aula come calendarizzato, e a maggio dobbiamo mettere la parola fine a questa discussione». Per Renzi, «bloccare la legge elettorale adesso sarebbe un colpo a quella credibilità. Dirlo non è un aut aut ma è l’esito di un lavoro portato avanti per 13 mesi». E, infine, sul Porcellum: «È come la mistery box di Masterchef. Esce fuori dall’urna quello che non avevi scritto sulla scheda».
La relazione è approvata, ma la minoranza non partecipa al voto
Alla fine la relazione di Matteo Renzi che conferma il testo della legge elettorale senza modifiche è stato approvata dalla direzione del Partito democratico con 120 sì. Nessun voto contrario e nessun astenuto. Ma, in dissenso dal segretario, nessuna delle aree della minoranza ha partecipato al voto.