Ruby, niente sorprese in Cassazione: «Annullare l’assoluzione di Berlusconi»
Annullamento della sentenza di assoluzione per Silvio Berlusconi. E’ la richiesta, nel processo Ruby in corso innanzi alla VI sezione penale della Cassazione, del pg Eduardo Scardaccione secondo il quale sono «pienamente provate» le accuse di concussione e prostituzione minorile e, per questo, a suo avviso, la Corte di Appello non dovrà riaprire il dibattimento vero e proprio ma solo rideterminare la pena stabilita in primo grado, quella che ha condannato l’ex-premier a sette anni di reclusione.
I supremi giudici devono decidere se confermare o meno l’assoluzione dell’ex-premier che in primo grado era stato condannato a 7 anni dal Tribunale di Milano il 24 giugno 2013 ma, in secondo grado, il 18 luglio 2014, era stato assolto dalla Corte d’appello sulla concussione «perché il fatto non sussiste» e dalla prostituzione minorile «perché il fatto non costituisce reato».
Il pg della Cassazione, ha ripetutamente sottolineato il fatto che la circostanza che Noemi Letizia e Ruby fossero due minorenni «non è una coincidenza» e rende «non credibile» che solo Silvio Berlusconi non sapesse della minore età di Ruby quando tutto il suo entourage ne era al corrente». Il pg ha ricordato quello che ha detto Ruby: «Noemi è la sua pupilla e io il suo “fondoschiena”». Scardaccione ha ricordato per parole dell’ex-moglie di Berlusconi, Veronica Lario, secondo la quale quella per le minori era una «passione del drago».
L’attacco del Pg al processo Ruby: ironia su Berlusconi
Il Pg della Cassazione non ha risparmiato ironia e staffilate contro Berlusconi. E ha sostenuto, nella sua dura requisitoria, che «l’episodio nel quale Silvio Berlusconi racconta che Ruby è la nipote di Mubarak è degno di un film di Mel Brooks e tutto il mondo ci ha riso dietro».
Quanto alla telefonata di Silvio Berlusconi al capo di gabinetto della Questura di Milano Pietro Ostuni, fatta mentre l’ex-premier era in visita ufficiale a Parigi, secondo Scardaccione, ebbe l’effetto di esercitare «una pressione irresistibile ed è stata di una violenza grave, perdurante e inammissibile per la sproporzione» tra la persona che chiamava e quella che riceveva la chiamata.
Secondo il pg, «non c’è alcun dubbio sul fatto che ci sia stata costrizione e che abbia ottenuto la indebita prestazione in un settore delicatissimo quale è quello della custodia dei minori». La prestazione indebita, ha sostenuto il magistrato, è stata aver ottenuto «il rilascio di Ruby, rimessa sulla strada».