Sapone in bocca per “lavare” le bestemmie: condannata la maestra
La bocca lavata con il sapone per “ripulire” le bestemmie. Ma anche le tirate per i capelli e d’orecchie, il castigo nel ripostiglio e i sollevamenti repentini per le braccia. Maltrattamenti aggravati nei confronti di un bimbo di pochi anni che sono costati la condanna a un anno per una maestra 55enne di una scuola materna privata alle porte di Ravenna di ispirazione cattolica. La donna è stata invece assolta dal secondo capo d’accusa, il sequestro di persona (il pm aveva chiesto in totale un anno e mezzo di carcere).
Dal sapone in bocca al risarcimento
Il Gup, al termine del rito abbreviato, ha anche riconosciuto al bambino 12mila euro di risarcimenti; altri 4mila euro a testa andranno a ciascuno dei genitori, costituisti in parte civile sia per conto del figlio che in proprio con gli avvocati. La sospensione condizionale della pena per la maestra – finora incensurata, sempre sostenuta dalla propria scuola tanto che non è mai stata sospesa dall’attività – è stata subordinata al pagamento dei risarcimenti. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 60 giorni. La vicenda, secondo quanto ricostruito dall’accusa, era accaduta qualche tempo fa quando il bimbo, che ora frequenta un’altra scuola e che è interessato da un disagio comportamentale che lo rende particolarmente vivace, aveva cinque anni. Ma il fascicolo era stato aperto in seguito, nel 2011. Ovvero quando il bambino, passando dalla materna alle elementari, aveva chiesto alle nuove insegnanti cosa gli sarebbe potuto accadere in caso avesse disobbedito alle loro richieste: cioè se non avesse fatto il bravo o se non avesse fatto i compiti. E’ in quel frangente che il piccolo aveva fatto riferimento alle punizioni corporali a suo dire subite, comprese il lavaggio della bocca contro le bestemmie.
Il bimbo aveva confermato le accuse
Oltre alla Procura, a quel punto era stata avvertita anche la famiglia del piccolo, un nucleo di ravennati senza particolari problematiche e fino a quel momento all’oscuro di tutto. Il bimbo, sentito quindi in un contesto protetto nell’ambito dell’inchiesta della squadra Mobile di polizia coordinata dal pm Angela Scorza, aveva in buona sostanza confermato ogni cosa. La maestra, sia davanti al giudice sia agli inquirenti, aveva invece sempre negato ogni abuso sul piccolo, chiedendo di essere giudicata al netto di una perizia psichiatrica sulla capacità specifica del bambino a testimoniare. Richiesta accolta dal Gup e che ha determinato un confronto tra esperti in materia nominati dalle parti e giunti a conclusioni di segno opposto.