Sarkozy o Salvini? Il centrodestra si interroga sulle strategie future
La vittoria di Sarkozy in Francia è materiale di riflessione e di analisi anche nel centrodestra italiano. È possibile che possa fungere da modello per rilanciare anche da noi le galassie fino a ieri unite sotto la leadership di Berlusconi? È un interrogativo che il Messaggero gira a Franco Frattini, ex ministro degli Esteri del governo Berlusconi, ad Antonio Martino, tra i fondatori di Forza Italia, a Giuliano Ferrara e ad Antonio Tajani, vicepresidente del Ppe.
Frattini: da Sarkozy toni rassicuranti
Se Frattini vede nei toni rassicuranti di Sarkozy una traccia da seguire per fare diga alla propaganda di Salvini che vuole uscire dall’Europa, Antonio Tajani non la pensa in questo modo: “Il Carroccio è il nostro alleato tradizionale. Serve una grande forza di centrodestra, meno litigiosità, più militanti, meno colonnelli, guidata da Berlusconi, l’unico in grado di federare”.
Ferrara: il postgollismo di Sarkozy piace più di Marine Le Pen
Secondo Giuliano Ferrara in Francia è cresciuta una forza post-gollista più convincente di quella che fa capo a Marine Le Pen, la quale nel sistema francese “non ha alcuna possibilità se non quella di fare da sfogatoio alla Grillo”. In Italia c’è l’anomalia Renzi: “Uomo di sinistra a cui viene rimproverato di non esserlo”.
Martino: serve un programma condiviso
Se Sarkò risorge perché non può accadere anche per Berlusconi: “Berlusconi – risponde Antonio Martino – è stato il nostro bipolarismo, non il Mattarellum. O con lui o contro di lui. E contro aveva tanta parte dell’opinione pubblica. Nel caso di Renzi sembra che siano tutti disposti a fargli credito. Non c’è opposizione, e senza opposizione non c’è democrazia”. Il centrodestra riparta da “un programma condiviso con persone in grado di difendere queste idee”.