Tangenti, il Pg chiede il non luogo a procedere per Fitto: reati prescritti
Non luogo a procedere per prescrizione dei reati. E’ questa la posizione del sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Bari, Donato Ceglie, che ha chiesto, appunto, il non luogo a procedere nei confronti dell’ex-ministro Raffaele Fitto per prescrizione di reati contestati nel processo di secondo grado “Fiorito”.
In primo grado, nel febbraio 2013, il Tribunale aveva inflitto a Fitto una condanna a 4 anni di reclusione con l’accusa di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e un episodio di abuso d’ufficio e lo aveva assolto dalle accuse di peculato e da un altro abuso d’ufficio.
Fitto a processo per un appalto da 198 milioni di euro
I fatti contestati si riferiscono agli anni 1999-2005, quando Fitto era presidente della Regione Puglia. Oltre a chiedere il non luogo a procedere per i reati per i quali Fitto era stato condannato in primo grado, la Procura generale ha riqualificato il peculato – dal quale l’ex-ministro era stato assolto – in abuso d’ufficio in riferimento ad una presunta «illecita gestione del fondo del presidente, chiedendo anche in questo caso, la dichiarazione di prescrizione. Ha infine chiesto la conferma dell’assoluzione nel merito per l’altro episodio di abuso d’ufficio. Al centro del processo ci sono un appalto da 198 milioni di euro per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite vinto dalla società dell’imprenditore romano Giampaolo Angelucci (chiesto anche per lui il non luogo a procedere per prescrizione da tutti i reati, rispetto ai 3 anni e 6 mesi del primo grado) e una presunta tangente da 500 mila euro data da Angelucci sotto forma di illecito finanziamento al partito di Fitto “La Puglia Prima di Tutto“.