Terrorismo islamico, dopo la strage di Tunisi nel mirino c’è l’Italia
Dal Viminale è massima allerta terrorismo islamico: mentre a Tunisi è caccia aperta ai complici degli autori del massacro al Museo del Bardo – le manette sono scattate ai polsi di una decina di persone – nel nostro Paese aumenta l’attenzione sul rischio attentati. Il Viminale lancia l’allarme: la mattanza di Tunisi potrebbe scatenare gesti emulativi in Italia.
Terrorismo islamico, l’allarme del Viminale
Dal Viminale una nota informativa aggiorna sul fatto che soggetti già presenti sul nostro territorio o provenienti dall’estero potrebbero pianificare azioni sulla scia di quanto avvenuto mercoledì scorso a Tunisi. I rischi sono evidenziati in una circolare inviata a tutti gli apparati di sicurezza dal capo della Polizia Alessandro Pansa, il giorno stesso degli attacchi in Tunisia. E il capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione, mettendo in guardia circa la possibilità «che si organizzi un finto naufragio, o un naufragio vero, dove a bordo del barcone ci sono degli esaltati con cinture esplosive». Nello specifico, poi, la circolare sottolinea che «l’irruzione di persone con armi da fuoco nel museo del Bardo, con vittime e feriti» fa sì che non si possano escludere «azioni improntate all’illegalità anche a carattere emulativo». Per questi motivi, l’invito a chi opera sul territorio è di «sensibilizzare ulteriormente le misure di vigilanza e sicurezza a protezione di obiettivi diplomatico-consolari, con particolare riguardo a quelli tunisini», ma anche «sedi istituzionali e di ogni altro sito ritenuto esposto a rischio». Il che significa innanzitutto il Vaticano e i siti ebraici, ma anche i porti, gli aeroporti e le stazioni, i terminal crocieristici, i luoghi di culto e di ritrovo, a partire dai grandi centri commerciali, i principali monumenti e musei delle città italiane. Decine e decine di luoghi dunque, frequentati da milioni di persone che non possono ovviamente essere militarizzati ma che devono necessariamente essere tenuti sotto controllo. Partendo dalla consapevolezza, diffusa tra tutti gli esperti, che il gesto isolato di un singolo è quasi impossibile da prevenire.
Rischio attentati e prevenzione
Ma, se è realistico ipotizzare che è quasi impossibile prevenire il folle gesto di un singolo “cane sciolto”, è altresì vero che uno dei fronti più caldi su cui si lavora al Viminale è quello del lavoro d’intelligence e del monitoraggio preventivo. Antiterrorismo e 007 sono in costante contatto con i colleghi tunisini per ricostruire la dinamica – ancora poco chiara – dell’agguato al Museo del Bardo e, soprattutto, per verificare se qualcuno degli attentatori sia passato dall’Italia: sono infatti diversi i tunisini espulsi dal Paese per ragioni di sicurezza nazionale. In particolare è stata controllata la posizione di un tunisino che, pur non avendo fatto parte del commando, potrebbe aver avuto comunque un ruolo nell’attacco. È considerato un elemento di rilievo, ed è stato detenuto in Italia per terrorismo internazionale. Intanto, alla Farnesina, i rappresentati di 26 Paesi e organizzazioni internazionali si sono riuniti per analizzare i flussi di finanziamento dello Stato islamico, condividere le fonti di intelligence e coordinare i loro sforzi per contrastare le attività finanziarie ed economiche dell’organizzazione terroristica. È stato quindi adottato un “Piano d’azione” con l’obiettivo di drenare le fonti di reddito, la capacità di trasferire fondi e, più in generale, la sostenibilità economica del gruppo terroristico.