150 anni fa l’ultima battaglia di Robert Lee: il Sud tramontava per sempre
150 anni fa, esattamente in questo giorno di aprile, in un posto chiamato Appomattox, in Virginia, aveva termine uno dei più grandi bagni di sangue della storia, la guerra civile americana. Fu la prima guerra moderna e l’ultima combattuta sul suolo statunitense. Costò oltre seicentoventimila morti (un numero superiore a quello dei caduti americani in tutte le guerre messe insieme) e un numero incalcolabile di feriti e mutilati. Dopo una guerra durata quattro anni e seimila battaglie piccole e grandi, il Nord, l’Unione, batté il Sud, la Confederazione, dando inizio a un lunghissimo e drammatico dopoguerra che iniziò subito dopo la resa, con l’assassinio del presidente Abramo Lincoln da parte di del sudista John Wilkes Booth. Fu il leggendario generale Robert Lee, comandante in capo dell’esercito confederato, che ebbe il gravoso compito di trattare la resa con il suo omologo nordista Ulysses Grant, col quale peraltro aveva combattuto insieme contro il Messico. A quanto dicono le cronache, i due generali si videro a casa di un certo Mc Lean, che per una bizzarra coincidenza era l’uomo che aveva messo a disposizione la sua casa quattro anni prima al generale Beauregard dopo la prima battaglia di Bull Run, che fu il primo conflitto della guerra di secessione, vinto dai Confederati. Lee arrivò in sella al suo cavallo Traveller, in alta uniforme, immacolata, mentre Grant arrivò con la divisa sporca, gli stivali infangati, e sembra anche ubriaco. Comunque le condizioni di resa furono piuttosto eque: gli ufficiali non avrebbero dovuto consegnare le armi, i soldati avrebbero potuto tenere ciò di cui fossero proprietari (cavalli, muli, masserizie, etc.). L’esercito sarebbe stato rimesso in libertà a patto che avesse dato la sua parola di non combattere più contro gli Stati Uniti. Dopo un commosso saluto, Lee andò a dare la notizia all’Armata della Virginia. Nei giorni successivi, saputo della resa, l’esercito confederato si arrese in tutta la nazione. L’ultimo generale sudista a deporre le armi fu… un indiano: Stand Watie, capo della nazione Cherokee e brigadier generale dell’esercito confederato. Fu l’unico indiano a raggiungere questo alto grado. Si calcola che oltre 3500 indiani abbiamo combattuto per l’Unione, subendo gravissime perdite, un terzo del totale.
A sei mesi dalla resa di Lee, si arrendeva a Liverpool l’incrociatore sudista Shenandoah
Ma l’ultima unità confederata ad arrendersi in assoluto fu l’incrociatore Shenandoah che, dopo aver percorso i mari di tutto il mondo colpendo navi nordiste, si arrese alle autorità inglesi nel porto di Liverpool sei mesi dopo Appomattox. La guerra civile, come la chiamano negli States, fu combattuta da tre milioni di soldati, di cui 900mila confederati. Oltre 200mila combattenti non superavano i 16 anni e sembra che ben tremila donne si travestirono da uomini per combattere. Si sa di un bambino del Mississippi, di nome George, che si arruolò a 11 anni. Venne ferito nella battaglia di Shiloh Church. Si sa anche che un certo Thomas Stewart, di East Newtown, Ohio, all’età di 92 anni si arruolò nel 101° Reggimento dell’Ohio e prese parte alla battaglia di Perryville. Fu una guerra in cui l’igiene e le cure mediche erano approssimative: i medici spesso non si lavavano le mani prima e dopo le operazioni e spesso non erano neanche medici ma semplici infermieri, i feriti spesso venivano lasciati anche per giorni sui campi di battaglia, le malattie causarono il doppio delle morti dei soldati caduti in battaglia. Negli ultimi mesi della guerra l’Unione, facendo leva sul fatto che voleva abolire la schiavitù, inquadrò decine di migliaia di soldati di colore, tanto che alla fine del conflitto c’erano più soldati neri i giacca blu che soldati confederati. Non mancarono, come in tutte le guerre, episodi di vero eroismo e fatti spettacolari: il generale Nathan Bedford Forrest, famoso per aver creato dopo la guerra il Ku Klux Klan, perse in battaglia ben 30 cavalli mentre vi era sopra, mentre il colonnello George Pickett a Gettysburg perse settemila uomini in venti minuti durante la sua famosa carica contro imprendibili postazioni nordiste. Le condizioni di vita erano talmente dure che nei due eserciti si registrò un numero altissimo di diserzioni, quasi mai punite: 200mila nel Nord e circa la metà nel Sud. Hollywood ovviamente si impadronì della guerra di secessione realizzando migliaia di film, alcuni dei quali veri capolavori, come Via col vento o Gods and Generals. Fu allora che gli Stati Uniti misero le basi per diventare la nazione più potente del mondo. Ma gli effetti delle due mentalità contrapposte di Nord e Sud sono perdurati sino ai giorni nostri, anche se un po’ in tutti gli Stati che hanno partecipato al conflitto dall’una o dall’altra parte vi sono ancora oggi statue dei generali che maggiormente si distinsero. Dell’una e dell’altra parte.