Bullismo in gita, anche gli studenti difendono i compagni violenti

8 Apr 2015 11:53 - di Antonella Ambrosioni

Siamo all’assurdo, alla giustificazione della violenza. Ecco l’incredibile manuale – da non seguire – per rimanere vittime del bullismo in eterno, non risolvere mai il problema e darla vinta ai violenti. Già la difesa dei figli bulli da parte dei genitori dei ragazzi di Cuneo che hanno umiliato, denudato e depilato un loro compagno di scuola durante una gita a Roma, per poi completare la mortificazione filmando lo scempio col cellulare, aveva fatto rabbia, tanta rabbia. Una volta tanto la sospensione dei colpevoli da parte della scuola aveva reso giustizia al ragazzo offeso. Invece, apriti cielo, sono gli stessi studenti del liceo cuneese a difendere i “violenti”. È la nuova incredibile puntata della vicenda tristemente nota come bullismo in gita.

Bullismo in gita, genitori e studenti minimizzano

«Forse si è un po’ esagerato a parlare subito di bullismo…», hanno detto i ragazzi del liceo minimizzando un episodio gravissimo e  difendendo gli indifendibili compagni sospesi. «Siamo frastornati – dicono – c’è stato troppo clamore attorno a questa storia». In terza liceo mancano ancora diversi alunni, sospesi per le vessazioni al compagno durante la gita a Roma. Troppo clamore? Secondo loro – e secondo  genitori compassionevoli e studenti intimoriti – si doveva mettere il silenziatore a un caso così inutilmente crudele verso una povera vittima? Quale altro termine, se non “bullismo” questi ragazzi intendono trovare per definire quanto accaduto? Dolci e cibo nelle mutande, bruciature e rasatura, pipì addosso mentre, ubriaco, il povero ragazzo è riverso in una vasca. Tutto filmato, come detto, col cellulare.  «Se hanno sbagliato – azzarda qualcuno – è giusto che paghino, anche se questa vicenda ha avuto troppa pubblicità», dice qualche buonista al contrario, a cui evidentemente dell’emergenza bullismo non frega nulla.

Per fortuna c’è chi difende la scuola e la vittima

Nei prossimi giorni si riunirà l’organo di garanzia interno alla scuola a cui un genitore si è rivolto perché ritiene la sospensione esagerata: «Mio figlio c’era, ma non ha fatto niente. Il video però non l’ho visto», dice il padre ignaro in una dichiarazione che fa il paio con quella di altri ragazzi: «Non conosciamo personalmente i fatti, li abbiamo solo letti sui giornali», si limitano a dire all’ingresso della scuola i pochi studenti che si fermano a parlare. Ecco, rivolto agli studenti e ai genitori: guardatelo bene quel video prima di assolvere i vostri figli, o voi stessi. E dopo averlo guardato, fatevi qualche domanda. Quanto alla pietà nel mettersi nei panni della vittima, se uno non ce l’ha «non se la può dare». Intanto molte Associazioni legalmente riconosciute e operanti nell’ambito della tutela dei diritti, hanno scritto al sindaco di Cuneo: non solo si schierano a fianco della decisione della scuola di sospendere gli studenti ma chiedono che sul fatto venga aperta un’inchiesta da parte della magistratura.

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