Cocktail e intimo a spese degli italiani: condannata Piredda, consigliera Idv

13 Apr 2015 14:36 - di Paolo Lami

La sua passione era la Capiroska, il celebre cocktail fragola e vodka, che lei amava sorseggiare nei ristochic come il “Fooding Sushi & mozzarella bar” di Peschiera Borromeo. Di Maruska Piredda, l’indimenticabile hostess dell’Alitalia fotografata esultante a braccia alzate quando, nel 2008, la trattativa per la privatizzazione della compagnia aerea, in procinto di essere acquistata da Cai, sembrava sul punto di saltare, si era politicamente innamorato Antonio Di Pietro che la volle a tutti i costi – e oggi si scopre quali sono questi costi per la collettività – consigliere regionale dell’Idv in Liguria tanto da imporla nel listino del Pd Claudio Burlando.
Quei tempi sembrano lontani secoli oggi che l’ex-consigliera-pasionaria del partito di Di Pietro, nel frattempo arrestata e poi dimessasi per lo scandalo delle spese pazze ha dovuto incassare una condanna con rito abbreviato assieme al collega di partito Stefano Quaini rispettivamente a due anni e 8 mesi e due anni e 4 mesi di reclusione per quegli episodi di peculato dove, appunto, i cocktail di capiroska a spese dei contribuenti sono la costante. Insieme ad altre spese: dai pranzi nei migliori ristoranti della Sardegna e di Peschiera Borromeo assieme alle amiche e al marito al cibo per animali, dalle penne Montblanc alla biancheria, dai sanitari ai capi di abbigliamento, dal parrucchiere al gratta&vinci, alla lavanderia. E poi calzature, parafarmaci, libri, profumi, borse, tessuti da arredamento, salmone.

I pranzi della Piredda sulle spalle dei contribuenti

Insomma Maruska Piredda non s’è fatta mancare proprio nulla alle spalle dei contribuenti. Le ricevute che lei aveva presentato per il rimborso a spese degli italiani e che ora sono agli atti nel fascicolo processuale sono lì a raccontare, per filo e per segno, come questa signora se la spassasse giorno dopo giorno con i soldi dei contribuenti: il 4 settembre 2011, 41 euro al ristorante “Mosquito” di Canniggione, in Costa Smeralda. Il giorno dopo – siamo al 5 settembre 2011 – la signora è sulla spiaggia di Budoni e pasteggia al ristorante “Sa capannizza”. Si preoccupa di conservare lo scontrino che poi presenterà al consiglio regionale ligure per ottenere il rimborso sulle spalle dei contribuenti. A Budoni c’era già stata il 7 agosto appena messo piede in Sardegna: fanno 75 euro, prima 30 e poi 45. Anche qui, scontrino in tasca per poi farselo rimborsare. Come quello per il breakfast sul traghetto che la porta in Sardegna. L’anno precedente – siamo nel 2010 – la signora mette in conto agli italiani i pasti del 30 giugno, del 7 luglio, del 26 luglio, del 30 luglio, del 3 e del 5 agosto, del 17, del 20 e del 22 settembre: salmone, capiroska a fiumi, scaloppine, anguria, gelato.
Ora per tutte quelle spese cristallizzate nell’atto d’accusa per il periodo dal maggio 2010 al dicembre 2012 è arrivata la condanna per l’ex-hostess e per il collega Stefano Quaini, passato poi a Sel. Ma dietro l’angolo c’è già il processo, l’8 luglio prossimo, per altri quattro consiglieri Idv rinviati a giudizio: Niccolò Scialfa, ex-vicepresidente del Consiglio regionale, Marilyn Fusco ex-consigliere regionale arrestata assieme alla Piredda, l’ex-deputato Giovanni Paladini e l’ex-tesoriere del gruppo Idv Giorgio De Lucchi. Il processo è stato fissato per l’8 luglio.
Per Piredda e Quaini il pm Nicola Piacente aveva chiesto due anni e due mesi ciascuno. Stoppato però dal gip il tentativo del Codacons di ottenere risarcimenti mentre Regione Liguria e Idv, anche loro costituitisi parte civile, non hanno ottenuto provvisionali: l’eventuale risarcimento sarà da stabilire in sede civile.

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