Da Sandokan agli aguzzini: in Malesia 43 anni di carcere per una vignetta
Il diritto di satira non è uguale dappertutto. Un vignettista malese autore di striscie critiche verso il governo è stato accusato di sedizione con nove capi di imputazione, che gli potrebbero costare 43 anni. Le accuse si riferiscono a dei tweet postati in febbraio dopo la conferma della condanna per sodomia contro il leader dell’opposizione Anwar Ibrahim, una sentenza considerata politica dai suoi sostenitori e dalle principali organizzazioni per i diritti umani.
Disegnare vignette satiriche in Malesia
Zunar, lo pseudonimo di Zulkiflee Anwar Alhaque, è stato rilasciato su cauzione dopo l’arresto avvenuto in febbraio. In risposta alle accuse, l’artista ha pubblicato su Twitter una nuova vignetta, che lo ritrae intento a disegnare con una matita tenuta tra i denti, dato che gli arti sono immobilizzati dalle catene. «Continuerò a disegnare fino all’ultima goccia d’inchiostro», ha scritto nella vignetta. La legge anti-sedizione è un provvedimento risalente al periodo della colonizzazione britannica, ampiamente usato per reprimere il dissenso dalla coalizione di governo al potere fin dall’indipendenza. Gli attivisti per i diritti umani hanno a lungo criticato la legge anti-sedizione della Malesia, introdotta nel 1949 durante il dominio coloniale britannico, che considera penalmente perseguibile ogni affermazione orale o scritta con “tendenza eversiva o sediziosa”. Secondo le voci critiche, la legge sarebbe principalmente uno strumento utilizzato dal regime per frenare il dissenso sociopolitico, anche quando espresso in maniera civile e non-violenta. Il premier Najib aveva promesso l’abolizione della legge, e la sua sostituzione con nuovi regolamenti in grado di garantire un migliore equilibrio tra la libertà di parola e la necessità di mantenere l’ordine pubblico. Ma alle parole non sono seguiti i fatti.