Def, ancora batoste per gli italiani: Renzi li ha illusi di nuovo
Il Def arriva in Consiglio dei ministri e per gli italiani si preannunciano nuove e pesanti batoste. Matteo Renzi da giorni cerca di indorare la pillola parlando di crescita e sviluppo, ma è l’ennesima bugia: le nuove tasse e i tagli ai Comuni sono dietro l’angolo. E con loro le polemiche. Il Consiglio dei ministri di oggi darà il via libera al nuovo quadro macroeconomico, lasciandosi invece qualche giorno in più, fino a venerdì, per definire il piano nazionale di riforme, allegato al documento. Le linee della politica economica che il governo traccerà con il primo giro di tavolo sul Def parlano di crescita appena più sostenuta del previsto, a +0,7% invece che +0,6%, deficit fermo al 2,6% del Pil e leggermente sopra l’1,8% nel 2016 per avere più margini di manovra. Ma poi si passa alle dolenti note: ci saranno almeno dieci miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica.
Def, l’allarme dell’Anci: «Stop ai tagli».
«Con il governo è necessaria una discussione a monte, prima che decisioni e cifre diventino immodificabili. Anche perché in questi anni sono stati i Comuni i primi ad aver contribuito al risanamento del Paese». Così il sindaco di Torino e presidente dell‘Anci Piero Fassino, intervistato da Repubblica, ha chiesto un confronto prima del Def. E che i tagli agli enti locali abbiano ragiunto livelli insopportabili è confermato dalla Cgia di Mestre: oltre 25 miliardi di “tagli” dda parte dei governi a Regioni ed enti locali. Se nelle casse dei sindaci la sforbiciata raggiunge quest’anno gli otto miliardi e 300 milioni di euro, alle Regioni a Statuto ordinario la quota dei mancati trasferimenti si è stabilizzata sui 9 miliardi e 700 milioni, mentre per quelle a Statuto speciale la contrazione ha raggiunto i 3 miliardi e 300 milioni. Anche per le Province, che sono ormai in via di “estinzione”, la riduzione dei trasferimenti è stata di tre miliardi e 700 milioni. «Una cifra imponente – dichiara il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – che, in buona parte, sindaci e governatori hanno compensato aumentando le tasse locali e tagliando i servizi alla cittadinanza. Grazie a questi tagli, lo Stato centrale si è dimostrato sobrio e virtuoso, scaricando il problema sugli amministratori locali che, obtorto collo, hanno agito sulla leva fiscale. Morale: la minor spesa pubblica a livello centrale è stata pagata in gran parte dai cittadini e dalle attività produttive che hanno subito un fortissimo aumento delle tasse locali».
Le reazioni nel centrodestra
«Sul #Def @matteorenzi torna a fare giochi di prestigio, illusionismo, bolle mediatiche: è tornata l’annuncite, ma nessuno ormai la beve più». Lo scrive su Twitter Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia. «Ci siamo ricascati. Matteo Renzi ci ha illuso di nuovo», afferma poi Brunetta in una nota. In più, sottolinea, secondo le indiscrezioni si parla di un rinvio al 2018 del pareggio di bilancio, con il governo «incurante di qualsiasi “ammonizione” della Commissione europea. Preoccupano inoltre, prosegue «le clausole di salvaguardia se l’esecutivo non procede a una poderosa Spending review». Una spending, aggiunge, che «non potrà limitarsi, come già avvenuto tante volte, al taglio di trasferimenti agli enti locali» perché «è aumento delle tasse anche quello» dato che cresceranno le addizionali comunali e regionali: «Per i cittadini una partita di giro, anzi di raggiro». A generare «non poche perplessità» è anche l’unica “Local tax” sugli immobili perché sicuramente, secondo Brunetta, produrrà un ulteriore aumento della pressione fiscale sugli immobili. «Per non parlare – prosegue •delle stime di crescita del Pil, riviste a rialzo dal governo rispetto ai precedenti documenti economici». Una crescita «solo potenziale, per niente certa su cui si baserebbe l’impianto “espansivo” del Def». Dura Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia: «Renzi ha annunciato che non ci saranno nuove tasse, ma dai giornali leggiamo che l’esecutivo starebbe lavorando all’introduzione di una “local tax“: la nuova tassa che dovrebbe prendere il posto di Imu e Tasi. È un’ipotesi che ci spaventa, perché al di là degli slogan e delle slide del presidente del Consiglio, finora sulle tasse abbiamo visto dal governo soltanto un grande e vergognoso gioco delle tre carte, che ha portato ad aumento del 178% delle imposte sulla casa. Speriamo davvero di essere smentiti e di non trovare altre sorprese nel Def, perché sarebbe inaccettabile alzare ancora la pressione fiscale, che dopo quasi quattro anni di governi tecnici e non eletti da nessuno ha toccato la percentuale record del 50,3%».