Diaz, Fini: «Contro di me solo speculazioni». Sel e Pd esultano per la sentenza
Lui c’era. Chiuso per alcune ore all’interno del Forte San Giuliano che all’epoca ospitava il Comando Regionale dell’Arma dei Carabinieri, Gianfranco Fini ricorda quei giorni di polemiche furibonde. All’epoca lui era vicepresidente del Consiglio del governo di Silvio Berlusconi che aveva appena ereditato da Romano Prodi la gestione di quell’evento e, soprattutto, la location. Con il senno di poi fu certamente un errore madornale scegliere Genova, come aveva fatto Prodi lasciando poi la patata bollente nelle mani del Cavaliere. L’intrico di vicoli e carrugi che caratterizzano la città – ma poi anche altri fattori a cascata – furono all’origine della disastrosa gestione dell’ordine pubblico. Con tutte le conseguenze del caso. Dai microfoni di “Roma ore 10“, su Tele Radio Più“, Fini si chiama fuori: «Io fui coinvolto in maniera marginale nelle polemiche perché ero Vice Presidente del Consiglio ed ero a Genova quando morì Carlo Giuliani durante le manifestazioni. Il clima in città era tale che era impossibile muoversi anche per il vice presidente del Consiglio e rimasi qualche ora a Forte San Giuliano che all’epoca ospitava il Comando Regionale dell’Arma dei Carabinieri e questo diede vita a chissà quali speculazioni», spiega Fini. Che racconta i retroscena di quel giorno: «in realtà, io ci rimasi sei ore perché mi rifiutai di andarmene con l’elicottero, ma posso garantire che era impossibile muoversi a Genova in quella giornata, perché era messa a ferro e a fuoco non dai manifestanti, ma da gruppi organizzati che avevano colto l’occasione per scatenare, si sarebbe detto, l’attacco al cuore dello Stato».
Quanto alla condanna pronunciata ora da Strasburgo, Fini non sembra aver dubbi. E punta il dito contro quei poliziotti accusati di violenza alla scuola Diaz: «che ci sia stato un eccesso e quindi anche delle violenze nei confronti dei manifestanti che si trovavano all’interno della Diaz è stato accertato anche dalla magistratura italiana e quindi è giusto che i colpevoli vadano puniti. Se è vero che chi è colpevole deve scontare una pena, queste persone condannate per i fatti della Diaz non solo devono pagare ma essere messe in condizione di non ripetere più questi atti».
Sulla stessa linea di Gianfranco Fini, deputati e senatori del Pd e di Sel. Che plaudono alla sentenza di Starsburgo per le violenze avvenute alla Diaz e invocano una legislazione adeguata introducendo il reato di tortura. E c’è chi ne approfitta per tornare a pretendere un codice di identificazione da apporre su poliziotti e carabinieri.
«Bene la condanna della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo contro l’Italia per la mattanza della Diaz al G8 di Genova e per non aver istituito il reato di tortura: va fatto subito, così come sono necessari i numeri identificativi per i rappresentanti delle forze dell’ordine – dice Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea – Sono passati ben 14 anni e verità e giustizia non sono state fatte, la sentenza di oggi è un primo passo di fronte a quella vergognosa, nerissima ed impunita pagina della storia del nostro Paese».
Diaz, il Pd annuncia: pronto il reato di tortura
Gli fa eco il leader di Sel, Nichi Vendola: «Questa è una macchia indelebile sul volto del nostro Paese e di quelle classi dirigenti che consentirono un uso arbitrario delle Forze dell’ordine in operazioni al di fuori della legalità e dei principi di uno stato democratico. Per anni è stato impedito all’Italia d’inserire nel codice penale il reato di tortura. Ora al sentimento di vergogna che si prova per questa sanzione così autorevole non possiamo che aggiungere l’auspicio che la Camera completi nei prossimi giorni il percorso legislativo che porterà all’introduzione nella legislazione penale italiana del reato di tortura».
Identica ovviamente la posizione di Vittorio Agnoletto, all’epoca portavoce del Genoa Social Forum: «Ora non e’ più rinviabile una legge ad hoc, e non è accettabile il silenzio del governo su un argomento tanto delicato».
Pannella ne approfitta per annunciare l’ennesimo sciopero della sete: «affinché venga giudicata la realtà italiana di fronte alla quale, in merito alla tutela dei diritti e al funzionamento della giustizia, i fascisti si metterebbero a sghignazzare».
Ne approfitta per tornare a chiedere l’istituzione di «una Commissione d’inchiesta su quanto accaduto a Genova durante il G8» Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale di Sel. E Fiano del Pd annuncia bruciando sui tempi Renzi: «stiamo per introdurre nell’ordinamento il reato di tortura intesa proprio come dolo specifico e aggravante per chi usa violenza in modo ingiustificato o per estorcere dichiarazioni e infliggere punizioni. Con questa legge, che inizieremo a votare in settimana, vogliamo anche ricomporre quel vulnus che sono stati i fatti di Genova per il nostro stato di diritto», dice Fiano ricordando che «le forze dell’ordine» furono «protagoniste di tanta inumana brutalità».
«Finalmente la Corte europea ha determinato ancora una volta le brutture commesse dallo Stato italiano. Già la sentenza di Cassazione su Bolzaneto aveva stabilito che lì c’erano state torture ma questo povero paese non ha una legge sulla tortura come gli altri paesi civili e quindi non si è fatto nulla», sottolinea Giuliano Giuliani, il padre del teppista che diede l’assalto alla camionetta dei carabinieri durante il G8 e che poi venne colpito a morte dal carabiniere Placanica.
Anche i pm del processo penale come Enrico Zucca che, insieme a Francesco Albini Cardona, sostenne l’accusa nei processi per i fatti della Diaz ne approfittano per infilarsi nella vicenda ricordando che «quando abbiamo detto che c’erano stati casi di tortura siamo stati presi per pazzi e noi avevamo solo citato i principi della corte europea di giustizia»
«Questi fatti sono gravissimi per l’Italia – rincara la dose Zucca – perchè hanno visto coinvolti i vertici delle forze di polizia che hanno ricevuto in questi anni attestazioni di stima e solidarietà come se non fossero stati coinvolti da questi fatti e mi rifiuto di credere che non abbiano funzionari migliori di quelli che sono stati condannati».
«Ciò che è accaduto alla scuola Diaz è un concentrato di violazioni della Convenzione dei diritti dell’uomo – si infervora Zucca – Quella della Corte Europea è una decisione scontata. Quello che non era scontato era l’atteggiamento di tutti i governi e ministeri competenti che hanno costantemente ignorato quello che anche la giurisdizione italiana ha stabilito. Le orecchie sono sorde perchè non vogliono ascoltare».