Fannulloni e furbacchioni: ecco la settimana corta dei commissari Ue
E venerdì tutti in missione: ecco come i commissari europei danno il cattivo esempio e si organizzano la settimana corta. Naturalmente a spese dell’Unione europea. È il Corriere della Sera a svelare lo squalificante comportamento degli esponenti europei che “si allungano il week end” ottenendo i rimborsi spese. Questo venerdì, il prossimo 24 aprile per esempio, saranno ben sei i membri della Commissione ad andare “in missione” vicino casa, partecipando a riunioni, simposi, inaugurazioni di musei e varie amenità. Il fatto è che venerdì 24 aprile – così come tutti i venerdì – è un normale giorno di lavoro per le istituzioni europee e per i commissari che -ricordiamo – percepiscono almeno 20,832.000 euro esentasse dal Fisco nazionale.
Eppure ben sei membri della Commissione europea del lussemburghese Jean-Claude Juncker hanno deciso di mettere in agenda una missione nella loro città di origine. In questo modo di fatto si accorciano la settimana a Bruxelles e si allungano il weekend a casa. E, come ha confermato al Corriere la portavoce di Juncker, acquisiscono il diritto al rimborso delle spese di viaggio – grosso modo quella che definiamo “diaria” – che sarebbero a carico del commissario se rientrasse per motivi personali. Ecco gli “inderogabili” impegni casalinghi dei magnifici sei: «Il commissario slovacco per l’Energia, Maros Sefcovic, questo venerdì ha programmato di recarsi nella sua Bratislava per un incontro politico e per dialogare con esperti e cittadini. Il commissario spagnolo per il Clima, Miguel Arias Cañete, è atteso nella sua Madrid per pronunciare un discorso in un club. Il commissario portoghese per la Ricerca, Carlos Moedas, intende partecipare a una conferenza a Lisbona. Il commissario ungherese per la Cultura, Tibor Navracsis, ha appuntamento a Budapest con il direttore di un museo. Il commissario greco per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, si è offerto di «accompagnare» nella sua Atene il collega finlandese Jyrki Katainen (a una presentazione). Il commissario austriaco per l’Allargamento, Johannes Hahn, ha allargato l’orario di lavoro a sabato e domenica per un simposio e un dibattito nella sua Vienna». Cose inverosimili.
La tendenza a ridurre i giorni di lavoro nel Palazzo Berlaymont di Bruxelles riguarda molti commissari. Lo stratagemma per essere “soddisfatti e rimborsati” è emerso a causa del commissario francese per gli Affari economici, Pierre Moscovici, che dall’insediamento (nel novembre scorso) è risultato nella sua Parigi ben 23 lunedì e venerdì sul totale di una quarantina. La settimana scorsa lo stesso Juncker è risultato nella sua Lussemburgo a inizio e fine settimana per pranzi di lavoro. Non avrebbero bisogno di ricorre a questi mezzucci se si pensa che «in soli cinque anni il commissario matura una pensione di almeno 5 mila euro, che può salire fino al 70% del salario. Al termine del mandato viene pagato per altri tre anni (8-15 mila euro al mese) per consentirgli una vera indipendenza da governi, partiti, imprese e lobby. I commissari Ue non avrebbero così motivo di tornare troppo a casa. E, meno che mai, di frequentare imprenditori e lobby nazionali».