Gaffe e bla-bla inconsistenti: ecco la politica estera del governo Renzi
Non è che sia mai stata una vera priorità, troppo impegnativa, faticosa e poco remunerativa per noi italiani la politica estera. Ma mai e poi mai eravamo sprofondati così in basso come da quando l’allegra combriccola di Matteo Renzi si è installata a Palazzo Chigi. Siamo al record dei record di inconsistenza e insipienza nel rapporto tra il Belpaese e le cancellerie del pianeta. Contiamo meno di niente e lo diamo pure a vedere. Quanto accaduto ieri a Washington è l’ultimo clamoroso esempio: solito bla-bla, soliti sorrisi, solite gaffe. Con un premier tutto prono a recepire gli ordini, ma pronto a ringraziare mister Obama “per il lavoro svolto su Cuba” e spiegare poi che “l’America è il nostro modello”. Una roba che se la ripete a Roma le pernacchie lo sotterrano. Così alla fine del tour americano e dopo aver rimpinguato le cantine della Casa Bianca con gli omaggi di vino toscano, Renzi è tornato indietro con in tasca l’ordine tassativo di Barack Obama di tenere ancora i nostri uomini a rischiare la vita in Afganistan. Zitto e mosca.
La politica estera
La cifra, del resto, è tutta nelle scelte del premier parolaio. È Federica Mogherini. È la persona che Renzi volle, fortissimamente volle, alla guida della diplomazia europea: anche perché, scoprimmo, solo a quella poltrona avrebbe potuto a spiare. Che quelle davvero di peso erano già state assegnate. Ebbene Lady Pesc, brilla per assenza: ovunque e dovunque ci sia un problema da risolvere si può star certi che lei non c’è, non è né invitata né richiesta. Che sia Mediterraneo, Ucraina, Medio oriente, Cina o Sud America: zero assoluto. Identico il risultato del melòmane Paolo Gentiloni, già ministro delle Telecomunicazioni con Prodi, grazie al quale la Farnesina – che pure più di qualche competenza ce l’ha – risplende per assenza quando non per trovate estemporanee. Con il di più delle crisi aperte e irrisolte che ci riguardano direttamente. Vedi ad esempio Marò e, quindi rapporto con l’India e vedi questione sbarchi e perciò problema Libia, con le nostre spiagge già invase da moltitudini di disperati. Il tutto nell’indifferenza dell’Europa. Di cui saremmo fondatori. E persino il terzo contributore.