La guerra delle Campane tra sindaco e prete vicino a Imperia
Mettere la sordina al suono della campana non si può così la ‘battaglia’ resa storica da Giovanni Guareschi tra il sindaco e il prete di Brescello si replica, quasi settant’anni dopo, nel piccolo centro di Molini di Triora, 617 abitanti nell’imperiese, una delle ultime propaggini italiane prima del territorio francese. Non ci sono Peppone e Don Camillo, certo. Ma la notizia è comunque gustosa. L’antefatto: a Molini di Triora le campane segnano l’ora anche di notte. Anzi, segnano i quarti e le mezze, più o meno come il famoso Big Ben londinese. Ma il rintocco di questi campanoni non piace ai cittadini perché è possente e squarcia il silenzio di un luogo dove non esistono rumori di traffico, di discoteche, di pub.
I rintocchi delle Campane
Le proteste dei cittadini arrivano per prime all’orecchio dei tecnici dell’Arpal, l’agenzia regionale per l’ambiente, che va a misurare i decibel del campanone trovando un notevole sforamento. Così Arpal commina una sanzione alla parrocchia per poco più di mille euro, sanzione che viene contestata da don Antonio Robu, pacioso sacerdote romeno quarantenne, e la vexata quaestio finisce così in Consiglio comunale. L’opposizione presenta un’interrogazione, ne discute l’assemblea cittadina e perciò il sindaco Marcello Moraldo pone l’aut aut: “o il parroco diminuisce l’intensità del suono oppure interrompiamo i rintocchi di notte”. Pronta arriva la replica del prete, secondo il quale “non si può abbassare il suono delle campane. Se il sindaco emette un’ordinanza ci adeguiamo ma sarà mia premura in estate chiamare l’Arpal a controllare i decibel durante le manifestazioni di paese”. La questione si fa difficile. Perché il sindaco non demorderà e il parroco certo non rinuncerà alle campane: uno dei più classici simboli della cristianità cui era anticamente affidato il compito di allontanare il maligno e attirare l’attenzione e la protezione di Dio. Dopodiché, visto che a soli 5 km di distanza c’è Triora, il paese delle streghe, è facile immaginare che anche il sindaco possa probabilmente farci sopra più di un pensierino. Quel che è certo è che questa rivisitazione guareschiana in salsa ligure renderà assai vivaci le giornate dei pochi abitanti di Molini.