Isis, dopo le teste mozzate la nuova arma è lo stupro su donne e bambine
Isis, un’escalation dell’orrore quasi impossibile da descrivere. L’ultima frontiera raggiunta su un terreno di guerra che non conosce confine umano e limite sopportabile è la violenza sessuale su donne e bambine. Una pratica del terrore sistematica che in questi giorni ha raggiunto il suo apice di mostruosità con lo stupro di gruppo – si parla di almeno dieci miliziani – su una bambina irachena di appena nove anni, rimasta incinta dopo il terribile abuso.
Isis, l’Onu denuncia: lo stupro è l’ultima tortura
L’orrore per i crimini compiuti dall’Isis non conosce tregua. Così, un rapporto dell’Onu denuncia come la violenza sessuale su donne e bambine sia oramai una pratica ferocemente adottata con continuità inquetante dai militanti dell’estremismo islamico, una vera e propria «tattica del terrore» messa in atto dagli uomini del Califfato contro la popolazione civile in Siria e in Iraq. E Boko Haram, in Nigeria, non è da meno. Quello delle Nazioni Unite è un vero e proprio grido di dolore, lanciato nel giorno in cui si è diffusa la terribile notizia della bambina di 9 anni, appartenente alla comunità yazida, che in Iraq è stata violentata dagli estremisti rimanendo incinta. «Il 2014 è stato caratterizzato da notizie profondamente angoscianti su stupri, matrimoni forzati e schiavitù sessuale» di cui si sono resi colpevoli gruppi estremisti in Siria, Iraq, Nigeria, Somalia e Mali, spiegano gli esperti dell’Onu. Secondo il dossier, la violenza sessuale «è parte della tattica applicata dallo stato islamico e altri gruppi terroristici per diffondere il terrore, perseguitare le minoranze etniche e religiosa e cancellare intere popolazioni che si oppongono alla loro ideologia». Tanti gli esempi fatti nel rapporto. Tra questi quello che mostra come sia stata usata come strategia di reclutamento la promessa agli aspiranti jihadisti di dare in premio una donna della comunità Yazida tra i 18 e i 35 anni. E ancora, le stime delle Nazioni Unite affermano che circa 1.500 civili sono state trasformate in schiave del sesso dal Califfato. Anche in Siria l’Onu ha registrato un significativo aumento dei casi segnalati di violenza sessuale commessi da gruppi terroristici e soprattutto dall’Isis, a partire dalla metà del 2014.
Le vittime yazide
E allora, una su tutte, la bambina di 9 anni è diventata il simbolo delle immani sofferenze inferte alla comunità yazida in Iraq dai jihadisti dell’Isis. È la più giovane fra le prigioniere appartenenti alla minoranza religiosa che dopo otto mesi di violenze e torture sono state liberate dallo Stato islamico. Ma per lei la sofferenza non è finita: dopo essere stata stuprata da almeno dieci uomini ora è incinta e potrebbe non sopravvivere al parto. La sua storia viene raccontata dal quotidiano inglese Independent, che cita la stampa canadese. La bambina, di cui non è stato rivelato il nome, è stata portata via dall’Iraq grazie all’intervento di una ong curda ed è ora in cura in Germania. Secondo la testimonianza di un operatore umanitario sotto lo pseudonimo di Yousif Daoud, da poco ritornato dalla regione, la piccola sarebbe rimasta «mentalmente e fisicamente traumatizzata» dopo gli abusi patiti e si teme che non possa più superare quei giorni da incubo. Non solo: questa settimana lo Stato islamico ha liberato più di 200 prigionieri yazidi, fra cui 40 bambini…