Italicum, la minoranza del Pd minaccia di far cadere Renzi
Il Pd si avvia a regolare i propri conti in una riunione del Gruppo parlamentare della Camera, mercoledì prossimo, con Matteo Renzi, quando si deciderà la posizione ufficiale sulla riforma elettorale. In quella occasione, ha anticipato il ministro Maria Elena Boschi, la maggioranza del Pd chiederà alla minoranza di “adeguarsi” alle decisioni prese con un voto democratico. In questo clima teso è iniziata nella Commissione Affari costituzionali la discussione generale sull’Italicum, con Sel e M5s all’attacco, così come Fi che ha chiesto di rinviare di un mese l’approdo della legge in AUla, fissata al 27 aprile. In Commissione, il co-relatore alla riforma Gennaro Migliore ha illustrato le modifiche introdotte in Senato rispetto al testo licenziato dalla Camera in prima lettura, ed ha sostenuto che esse recepiscono tutte richieste della minoranza del Pd e delle opposizioni, come l’abbassamento della soglia dal 4,5% al 3% o la rappresentanza di genere che garantirà una buona presenza di donne in Parlamento. Stefano Quaranta di Sel e Danilo Toninelli di M5s, hanno però stroncato il testo, tanto che il primo lo ha definito “sovieticum”. Alla conferenza dei capigruppo è stata invece Forza Italia con Renato Brunetta ad attaccare, chiedendo lo slittamento dell’approdo dell’Italicum in Aula. Ma il punto decisivo rimane la posizione della minoranza interna del Pd.
La minaccia di Damiano sull’Italicum
«Di fronte a una fiducia diventa problematico dare poi il voto finale a sostegno del provvedimento, nel momento in cui si nega la possibilità dell’ esercizio della dialettica parlamentare». In un’intervista a Repubblica Cesare Damiano, esponente della minoranza Pd, torna così sull’ipotesi di porre la fiducia sull’Italicum. «Dio non voglia che si metta la fiducia…, anche perché stiamo parlando di una legge di rango costituzionale e le cronache ci dicono che l’unico precedente risale al 1953, al tempo della legge truffa. Penso – dice l’ex ministro del Lavoro – che il governo compia un errore politico a non coltivare il dialogo in un partito composito come il nostro, che obbliga a considerare il pluralismo come una ricchezza. Lo stesso errore è stato compiuto sul Jobs Act”. Quanto alla posizione della minoranza Pd sull’Italicum, “se non c’è un terremo di dialogo, come noi abbiamo proposto, rimane la strada della battaglia parlamentare». L’ipotesi di presentare emendamenti? «Per quanto riguarda la nostra area – continua Damiano – abbiamo sollevato un solo punto che per noi è prioritario: ridurre il numero dei parlamentari nominati per i partiti che non prendono il premio di maggioranza. Penso che su questo argomento dobbiamo presentare un emendamento per correggere la legge elettorale».