Italicum, epurazione renziana in commissione. Via i bersaniani
Si avvicina l’ora X per l’Italicum e sale la tensione tra Renzi e la minoranza Pd che non è intenzionata a fare passi indietro. A poche ore dalla scadenza degli emendamenti in commissione Affari costituzionali della Camera, il premier accusa i ribelli del Nazareno di non essere democratici mentre Gianni Cuperlo avverte che un eventuale voto di fiducia porterebbe alle urne anticipate.
Gli emendamenti all’Italicum
Sono 135 gli emendamenti presentati in commissione all’Italicum, la riforma elettorale targata Renzi sulla quale i premier si gioca la faccia dopo il naufragio del patto del Nazareno. Tra questi sarebbero 11 quelli firmati da parlamentari del Pd. Una notizia annunciata domenica dal bersaniano Alfredo D’Attorre che dalle colonne di Repubblica spiega: «Non intendo farmi sostituire volontariamente. Ho presentato alcuni emendamenti e, come ho chiarito al vicecapogruppo vicario, intendo sostenerli in commissione. E come me altri colleghi».
No alla fiducia
Sull’eventuale richiesta da parte del governo di voto di fiducia D’Attorre spiega di considerare «grave il solo fatto che faccia aleggiare questa ipotesi: già questo mi pare una forma di pressione del tutto impropria sul Parlamento. L’esasperazione di un ruolo invasivo ed esorbitante che il governo ha esercitato nell’iter delle riforme».
L’epurazione in commissione
Renzi non può rischiare e si prepara all’epurazione dei dissidenti. Dieci deputati della minoranza Pd in commissione Affari Costituzionali saranno «tutti sostituiti» dall’ufficio di presidenza del gruppo che dovrebbe riunirsi nelle prossime ore. Lo annuncia sconcertato il bersaniano Andrea Giorgis: «Abbiamo comunicato che non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore. Ci è stato detto che saremo sostituiti». Secondo i boatos i sostituiti dal Pd per le votazioni sulla legge elettorale potrebbero essere: Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco Meloni.
Fassina: inaccettabile
«La sostituzione dei membri della minoranza Pd in Commissione Affari Costituzionali in vista dell’Italicum è “un fatto grave», denuncia Stefano Fassina che rilancia. «Si tratta della conseguenza dell’ indisponibilità da parte del presidente del Consiglio a riconoscere le correzioni necessarie affinché il pacchetto Italicum-revisione del Senato non porti ad un presidenzialismo di fatto senza contrappesi».
Renzi perde la pazienza
Fiducia sulla legge elettorale? «Vediamo, lo vedremo al momento della discussione parlamentare», intervistato da Rtl il premier non esclude nulla, deciso come è a incassare il via libera sull’Italicum. «Siamo a un passo. Siamo all’ultimo chilometro, allo sprint finale: lo faremo sui pedali e a testa alta…». Spazientito dal dissenso interno, Renzi aggiunge: «Non si può più consentire ai veti e controveti dei piccoli partiti di bloccare la democrazia in Italia». Entrando nel merito della riforma spiega che non c’è il capolista bloccato ma il candidato di collegio. «Il fatto che ci sia il premio di maggioranza che va alla lista che vince, vuol dire che non ci saranno più le grandi accozzaglie di coalizioni. Ricordate l’Unione di Prodi? La chiamavano Unione e si misero a litigare il giorno dopo. Ricordate l’accozzaglia interna al centrodestra?». Insomma per l’ex rottamatore l’Italicum introdurrebbe «un sistema normale.