Libia, sparisce un’altra statua a Tripoli. Era l’ultima ancora esposta
Per proteggerla dai vandali, dicono le fonti “ufficiali”, a Tripoli è stata rimossa una statua che – almeno secondo alle fonti locali – era rimasta “l’ultima” ancora esposta all’aperto nella capitale libica. Come riferiscono vari media libici, si tratta un leone di bronzo che si trovava in un giardino pubblico del centrale quartiere di Dahra. Nel definirla “l’ultima statua esposta in pubblico”, il sito del quotidiano Libya Herald sostiene che “è stata rimossa dalle autorità locali presumibilmente per la sua sicurezza“.
Tripoli, spariscono le tracce della storia libica
«Sventato tentativo di distruzione della statua del leone di bronzo nel giardino di Dahra a Tripoli», è la didascalia che campeggia sulla pagina Facebook di “Libyan News 1”, accompagnata dall’immagine dell’opera caricata su un camion. Ora la statua è stata collocata in un posto sicuro dopo aver subito danni parziali. Dal canto suo Libya Herald ricorda che il leone era accucciato al suo posto nel “piccolo parco da alcuni anni” a Tripoli. Il vandalismo, che a Tripoli si presume sia iconoclastia islamica, l’anno scorso aveva provocato la rimozione di altri due leoni e soprattutto due sparizioni: quella di un monumento all’eroe della resistenza anti-italiana Omar al Mukhtar e il bronzo raffigurante una donna nuda e una gazzella, opera più volte minacciata dagli islamisti e uno dei simboli della città. Molto scalpore destò la sparizione de “La bella e la gazzella”, una statua di bronzo risalente all’epoca dell’occupazione italiana, divelta dal suo piedistallo nella fontana sul lungomare della capitale libica. Un atto che il ministero della cultura del governo provvisorio denunciò come «un atto di sabotaggio che mira a cancellare la storia della Libia e distruggere le sue antichità». E ora ci si chiede che cosa sia veramente successo. Preservare il patrimonio rimuovendop le statue è spiegazione che convince fino a un certo punto. L’impressione è che il paese stia precipitando nel caos più assoluto e che non si sia più in grado di arginare la furia iconoclasta degli estremisti di matrice islamica che predicano il califfato e guardano con odio a tutto ciò che viene dall’Occidente.