Mai più stragi di profughi, ecco cosa chiede l’Italia all’Ue
Matteo Renzi esclude un intervento di terra in Libia e chiede all’Ue un’operazione mirata contro gli scafisti: l’Italia ne ha arrestati 976, possibile lo facciamo solo noi?. Parlando all’emittente Rtl, Renzi ha bocciato l’idea del blocco navale lanciata da Matteo Salvini: “Oggi il blocco navale in acque internazionali significa far fare il taxi agli scafisti. E’ diverso se potessimo farlo in acque territoriali libiche ma ci vuole un mandato internazionale e soprattutto un rapporto col governo libico, altrimenti è una dichiarazione di guerra, ma il governo libico è diviso”. Il premier ha anche elogiato le “sagge” parole di Silvio Berlusconi, il quale si è augurato la fine delle contrapposizioni politiche per affrontare uniti la tragedia dei profughi.
Sui profughi in gioco la credibilità dell’Ue
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni arrivando a Lussemburgo per la riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue ha detto che “non è più sostenibile una situazione in cui ad una emergenza europea si risponda solo con risorse ed impegni italiani”. L’alto commissariato Onu per i rifugiati accusa anch’esso l’Europa per la mancanza di risposte a un fenomeno che dall’inizio dell’anno ha provocato 1600 morti. Il fronte dell’indifferenza europea sembra mostrare alcune crepe: la Francia, per bocca del ministro Le Foll, osserva che l’Italia non può essere lasciata sola di fronte a un tema del genere. Un atteggiamento che stride con quello, ad esempio, di un paese come la Svezia, che trova esagerata la reazione del paesi del Sud Europa al dramma dei profughi.
Le richieste dell’Italia all’Europa
Le richieste dell’Italia all’Europa sono state avanzate da Gentiloni e sono riassumibili in queste istanze: un impegno ed un sostegno della Ue, oltre che dell’Onu, all’azione di contrasto ai trafficanti di esseri umani, rafforzare economicamente gli impegni per Frontex e Triton perché è incredibile che una superpotenza economica come l’Europa spenda solo tre milioni al mese, moltiplicare gli impegni economici per la gestione dell’accoglienza e della cosiddetta convenzione di Dublino. Quest’ultima stabilisce che la richiesta di diritto d’asilo va formulata nel paese dove giunge il clandestino: ed è proprio questo il nodo da sciogliere ma di cui alcuni paesi (Germania, Inghilterra e Austria) non vogliono sentir parlare.