Ncd a un bivio: o lascia il governo o finisce per suicidarsi nel Pd
Tertium non datur, per il partito di Alfano è giunto il momento della scelta: o di qua o di là. Le scadenze elettorali si avvicinano, i sondaggi non promettono nulla di buono, il malcontento interno aumenta, le voci dissidenti si moltiplicano e già si è verificata l’emorragia di esponenti Ncd in varie parti d’Italia. Se la scelta è quella di rimanere al governo si rischia grosso, perché si finisce nella rete del Pd dalla quale sarà impossibile uscire prima della campagna elettorale. In sostanza, un partito che nel nome ha la parola “centrodestra” diventa parte integrante della sinistra Se invece la scelta è quella di abbandonare il governo, non si può aspettare altro tempo, anche per una questione di credibilità (e di dignità, visto come Alfano è stato trattato da Renzi nella vicenda delle dimissioni di Lupi).
Ncd e le difficoltà di convivere con Renzi
Stare al governo – ha detto Gaetano Quagliariello in un’intervista al Corriere della Sera – è una «grande difficoltà» perché Renzi «non conosce neanche lontanamente la logica del governare in coalizione». E lui, da coordinatore Ncd, preferisce «lavorare alla ricostruzione del centrodestra». Malumori anche sull’aut aut al ministero destinato sempre al partito di Alfano: «Ci è stata fatta la richiesta di una donna. Ma quando è uscita la Mogherini è entrato Gentiloni, che mi pare sia un uomo…».
Il rischio di ridursi a fare la costola del Pd
È quindi ancor più urgente scegliere: «Se il Nuovo centrodestra – ha commentato Renato Brunetta, presidente dei deputati azzurri – farà la costola di Renzi, deciderà del proprio suicidio. Noi abbiamo un altro progetto: un grande centrodestra vincente con due forze fondamentali come Forza Italia e Lega». Dure anche le parole di Nunzia De Girolamo, ex ministro Ncd: «È Renzi che chiede la mia testa. Forse perché non sono disposta a farmi mettere il guinzaglio».