Ecco perché Forza Italia è in crisi e Berlusconi pensa di cambiarla
Come definire la crisi di Forza Italia? Una difficoltà del momento o qualcosa di più profondo e irreversibile? Il sondaggio condotto da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera non lascia molto spazio alla prima ipotesi. Per carità, i sondaggi non vanno mai presi per oro colato, soprattutto nelle vigilie elettorali. Ma non vanno neppure bistrattati, gettati nel cestino come carta straccia. Peraltro, la ricerca di Pagnoncelli consente una analisi molto articolata della situazione in cui versa il partito di Berlusconi e offre la percezione che ne hanno i suoi stessi elettori, anche al di là delle lacerazioni interne che stanno mettendo a dura prova la tenuta del partito.
Berlusconi, la rottura con Fitto e Verdini
Le vicende pugliesi, la drastica rottura con Fitto, le manovre di Verdini, una volta inamovibile e inattacabile per volere del Capo, che cerca di sottrarre parlamentari al gruppo in chiave pro-Renzi, l’imposizione di Toti in Liguria non particolarmente gradita agli esponenti locali, i rapporti altalenanti con la Lega di Salvini; e poi le fughe, gli abbandoni (anche di amici una volta fidati, come Bondi), le scissioni, la ritirata di esponenti storici: sono tutti elementi, episodi di evidente difficoltà. Ma non è questo – o soltanto questo- che rileva maggiormente nel sondaggio. Il problema più grave è che Forza Italia “oggi non riesce a definire con sufficiente precisione quali siano i valori portanti del partito”. Il 39% degli intervistati, la maggioranza relativa, non saprebbe individuare “una caratterizzazione distintiva” del partito. Il 29% lo individua come un partito conservatore. Solo un quarto degli intervistati usa il termine liberale per caratterizzare Forza Italia. Il che significa che nell’immaginario collettivo si è logorata ed ha perso credibilità proprio la parola chiave, il mito fondativo della discesa in capo di Berlusconi. Insomma, la Rivoluzione liberale non è più nelle corde degli elettori di Forza Italia.
Berlusconi al lavoro per cambiare Forza Italia
Questa perdita di “valore” si riverbera anche sulla sua progettualità. Solo il 13% ritiene che Forza Italia abbia un progetto politico in grado di rispondere alla attese, non degli italiani, ma del suo elettorato. Conclusione: gli stessi elettori di FI fanno fatica a identificare una linea precisa e temono che il partito navighi a vista. Soltanto il 31% degli intervistati pensa che FI possa essere ancora il partito di riferimento del centrodestra. Da esperto di sondaggi qual è, lo stesso Berlusconi deve aver da tempo fiutato la situazione e analizzato le criticità. Non è un caso che nella stessa pagina in cui il Corriere pubblica i dati di Pagnoncelli compaia un articolo abbastanza informato che descrive un Berlusconi tutt’altro che rassegnato, che lavora a una “nuova classe dirigente”, pronto a lanciare, dopo le elezioni regionali di maggio, un nuovo soggetto politico; un Berlusconi deciso più che mai a cambiar pelle a Forza Italia, a cambiare nome, simbolo e sede. Con tanto di benservito a chi abbandona la nave in rotta. Forza Italia come l’Araba Fenice? Chissà,però, se questa volta potrà funzionare?