Perché un’italiana si vota all’Islam? Un’inchiesta prova a spiegarlo, ma…

15 Apr 2015 13:28 - di Ginevra Sorrentino

Islam e donne: sono diverse le italiane che hanno deciso di votarsi al credo musulmano. Disposte a rinunce sociali, trasformazioni etiche e rigidi diktat che il nuovo credo impone da protocollo fideistico. Ad alcune di loro l’Espresso ha dedicato un dettagliato servizio che riscotruisce percorsi familiari, trascorsi civili, inversioni di rotta praticate sulla strada della tradizione religiosa: tutto, sempre, rigorosamente nel solco tracciato della lettura del Corano.

Islam e donne: alle radici di un perché

Un mondo lontano che sembra riguardarci sempre più da vicino, quello dell’Islam, e non solo per gli immigrati di cultura musulmana nel Bel Paese o per il rischio terrorismo jihadista ormai globalizzato. Non solo foreign fighters, insomma: a giudicare dallo spazio che ultimamente stampa e tv dedicano a queste nuove sacerdotesse di casa nostra del rito coranico, le italiane pronte a sacrificare educazione, formazione familiare, estrazione culturale, carriera professionale, sull’altare del credo islamico rappresentano un fenomeno in crescita. Tra loro, il periodico sceglie di intervistare per la sua inchiesta Cinzia Amatullah Albi, quarantunenne napoletana, sposata e con 5 figli che educa a casa – emarginandoli dunque dal contesto sociale circostante – per evitargli il “disagio” delle celebrazioni scolastiche di Natale e Pasqua.

La storia di Cinzia Amatullah Albi

Cresciuta all’ombra del Vesuvio in una famiglia cattolica, laureata in lettere moderne, la giovane donna partenopea ha condotto un’esistenza come tante altre coetanee, almeno fino al febbraio del’99, quando ha deciso di convertirsi all’Islam. Un punto di snodo importante nella sua vita, che di lì a poco la porterà a sposare un ragazzo nordafricano. A indossare il velo integrale, fino alle ginocchia. A trasferirsi a Londra, dove vive educando i figli a casa e occupandosi di traduzione di testi coranici. Ma come è possibile praticare questi percorsi iperbolici? E a che prezzo si riesce a coniugare ritmi e modus vivendi occidentali e precetti coranici? E ancora: quanto costa fare i conti con una morale rigida e intransigente nelle metropoli d’Europa tappezzate di pubblicità di modelle in intimo? Quali motivazioni profonde inducono a cercare la propria affermazione identitaria nell’integralismo? Perché optare in favore di una cultura patriarcale e maschilista a discapito dell’affermazione dei principi dell’emancipazione femminile? A tutto questo universo di questioni insolute, insomma, ancora nessuna inchiesta, nessuna partecipazione tv, nessuna rivendicazione, nessuna risposta fin qui fornita, è riuscita a garantire una valida spiegazione e una meritoria alternativa…

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