Ecco le quattro ragioni che guastano la Pasqua di Silvio Berlusconi

4 Apr 2015 13:32 - di Alberto Fraglia

Forza Italia e il suo capo indiscusso non attraversano un buon momento. Non solo per via dei sondaggi con l’asticella che oscilla pericolosamente introno a quel 10 per cento, considerato dagli esperti una sorta di soglia di sicurezza. Ma, soprattutto, perché il Cavaliere è chiamato a cimentarsi su troppi fronti. Se in passato alla bufera giudiziaria, che lo ha accompagnato per venti anni (e ancora non sembra placarsi), ha potuto contrapporre la solidarietà e la solidità di tutto il  partito, è proprio su tale versante che ora emergono pesanti difficoltà, si consumano maggiori amarezze, si rischia di dilapidare l’antico consenso, in gran parte, per la verità, già eroso. Analizziamo con ordine le questioni più rilevanti. Ne contiamo almeno quattro.

Prima questione. Il caso Fitto. E’ la prima volta che nel corpo monolitico di Forza Italia, partito/non partito per eccellenza, dalle caratteristiche aziendalistiche, a immagine e somiglianza del suo fondatore e leader maximo, si appalesa un dissenso organizzato. Esempi ce ne sono stati anche in passato. Basti pensare a Fini ( ma allora Fi si era fusa con An nel Pdl) oppure ad Alfano. In queste circostanze, però, il dissenso portò all’espulsione (Fini) o alla scissione (Alfano e il gruppo di parlamentari che ha dato vita al Nuovo centrodestra). Rispetto ad allora, Fitto non demorde. Combatte la sua battaglia dall’interno. Si fa scivolare addosso contumelie, minacce, colpi bassi. Forte di un consenso elettorale non irrilevante ottenuto alle Europee, punta i piedi in Campania e Puglia (la sua terra), minacciando sfracelli se non si trovano accordi decenti sui candidati. Insomma, la rottura, se ci sarà, rischia di far male a Forza Italia che, proprio in queste due regioni, raccoglie il 44% dei consensi che prende a livello nazionale.

Seconda questione. Il caso Bondi. Le notizie che trapelano da Villa Certosa, dove l’ex presidente del Consiglio è andato a trascorre la Pasqua, raccontano di un Berlusconi infuriato. L’uscita di Bondi e della sua compagna Repetto, la sta vivendo come un ennesimo tradimento. E’ l’abbandono che non ti aspetti. La fuga dell’uomo che più di ogni altro aveva immolato se stesso, con lirica trascendenza, sull’altare del sublime Condottiero. Segna, sul piano umano e politico, la frattura di un’epica avventura. Bondi, il taciturno, il poeta, il seguace “senza se e senza ma”, il fustigatore dei dissidenti, l’uomo che più di ogni altro pendeva dalle sue parole e che le sue parole prendeva come oro colato, lo lascia. Non ha retto, confessa, al presidio cortigiano di nuovo conio che si è addensato intorno al padre-padrone di Forza Italia.

Terza questione. Il caso Lega. Dopo tanto cincischiare e una buona dose di polemiche, alla fine l’accordo per le Regionali con Salvini è stato raggiunto. Non sfugge, però, che si tratta di un accordo tra due persone che non si digeriscono. Salvini, forte dei sondaggi che lo danno in ascesa e con cifre superiori a quelle di Forza Italia, non perde occasione per lanciare bordate e spernacchiare tutto quel che sa di antico e già visto, nel nome di una palingenesi nuovista, ancora tutta da decifrare. Berlusconi non gradisce i toni da Gianburrasca del leader della Lega. Sa che recuperare l’alleanza con il Carroccio è essenziale per provare a vincere le elezioni politiche. Ma sa pure che non è facile recuperare al voto gran parte del ceto moderato che si è rifugiato nell’astensionismo, se si lascia risucchiare dalle posizioni di Salvini. La vittoria di Sarkozy, in Francia, procura non pochi interrogativi.

Quarta questione. Il caso Romani. Si tratta del capogruppo di Forza Italia al Senato. Sembra che anche Romani sia, in qualche modo, sull’orlo di una crisi di nervi. La gestione del gruppo non è semplice. Le decisioni che piovono da Palazzo Grazioli sulla testa dei senatori, facendo cambiare voto e indirizzo, senza che vengano consultati, sta sfibrando il gruppo. In più c’è attesa per l’Italicum e la riforma del Senato. Il Foglio che ha sposato in pieno la causa della “indissolubilità” della intesa Renzi-Berlusconi ha scritto che l’Aventino non è stato premiante. “Sopra tutto il Cav. sembra stia strapagando. in termini di consensi e con una progressiva ,marginalizzazione nel discorso pubblico, la penale dell’indecisione paludosa , e silenziosa, cui si è consegnato nelle ultime settimane”.  Ma è proprio quel che agita i sonni dei parlamentari di Forza Italia e non lascia tranquillo lo stesso Berlusconi.

 

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